La guerra in Ucraina, che è palesemente una guerra per procura, che la N.A.T.O. combatte per conto degli Stati Uniti, è un conflitto che si combatte su diversi fronti, compreso quello finanziario e delle risorse, al pari se non più del convenzionale campo di battaglia.

In tale ottica, dobbiamo tener presente che i B.R.I.C.S. stanno per detronizzare gli Stati Uniti ed il loro Dollaro, attraverso nuovi accordi e soprattutto a mezzo degli strumenti che hanno attualmente a loro disposizione e che gli Stati Uniti non possono più contrastare, se non militarmente, dunque in maniera indiretta.

Pertanto, non ci possiamo limitare ad osservare cosa succede nella battaglia su suolo ucraino, ma dobbiamo ampliare la nostra prospettiva, includendo tutti gli ambiti e situazioni in cui questa guerra viene combattuta ed uno di questi ambiti sono le elezioni in Brasile, che hanno un ruolo molto incisivo in tutto questo, perché gli States stanno combattendo la loro guerra contro i B.R.I.C.S. anche lì e non solo in Ucraina sfidando la Russia. È Lula l’uomo eletto a maggiordomo istituzionale per difendere gli interessi degli Stati Uniti infiltrando il Brasile, nella speranza che inverta la saggia rotta di alleanza coi Paesi dall’economia emergente e che assoggetti così il Brasile ai voleri di Washington.

Se Lula vincerà, il Brasile farà certamente diversi passi indietro dal coordinamento B.R.I.C.S. , i quali attualmente, stanno mettendo a punto delle strategie per detronizzare il Dollaro, usando le proprie valute, che, a differenza del Dollaro, sono di fatto solvibili, perché sostenute dalle risorse e dall’industria. Il Dollaro chiaramente non può affrontare questa sfida in maniera diretta, attraverso economia, industria e finanza, perché ha esportato troppo della propria industria e soprattutto non ha più le risorse per garantire ai partner-colonie di mantenere la loro; questa convergenza di fattori, determina perché gli Stati Uniti non abbiano più una moneta solvibile in tal senso, per non dire che è ad un passo dal collassare e questo è un altro motivo per cui Washington non vorrà fermarsi nella sua guerra contro l’Oriente, se non la fermiamo noi, abbandonando l’Alleanza Atlantica, dunque la N.A.T.O.

Essenzialmente, gli Stati Uniti hanno fatto il proverbiale passo più lungo della gamba o gli altrimenti detti, conti senza l’oste, come si suol dire. L’espansionismo atlantico, ha incamerato alleati che non poteva permettersi, in una prospettiva di guerra all’Oriente, perché non dobbiamo dimenticarci che la Cina è anch’essa coinvolta in gravissime tensioni, che sono quantomeno da plausibile vigilia di guerra.

Per tutte queste ragioni, ci appare quanto sia improbabile un passo indietro da parte degli Stati Uniti, non essendo la vera radice della questione, morale o diplomatica, ma bensì economica e finanziaria e a guidare le scelte politiche americane, non è certo il Governo statunitense in sé, che è solo un Governo fantoccio, ma quell’establishment che controlla e detiene i più grandi fondi d’investimento, che sono un ristrettissimo gruppo di biechi personaggi, che preferiscono giustamente stare nell’ombra quando devono muovere certi fili, che vengono tirati solo in funzione dei loro interessi personali, senza scrupoli nei riguardi della popolazione, di cui i governi da loro infiltrati, dovrebbe proteggere e curare l’interesse. Purtroppo, fino a quando la politica sarà infiltrata dall’alta finanza, l’interesse pubblico sarà sempre drammaticamente subalterno alla prima, e se gli interessi privati di questi individui, richiederanno guerre, queste verranno scatenate con o senza il consenso del popolo, indifferentemente dai rischi che questo comporterà per la società.

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