Sono giornate spesso dedicate ad affrontare la complessa sfida del giudizio storico sulla figura e sul pontificato di Benedetto XVI e tante immagini degli ultimi decenni tornano d’attualità: oggi ne rievochiamo una, in particolare, che riguarda il pontefice compianto e la mia città natale, Ravenna.

Era il 2007 e tra 7 e il 15 ottobre si tenne nella capitale bizantina la decima plenaria della Commissione mista per il dialogo tra cattolici e ortodossi: le delegazioni firmarono un documento destinato a cambiare in parte la strada del dialogo ecumenico all’interno della cristianità: per la prima volta, in un documento ufficiale, cattolici e ortodossi concordarono sul fatto che la Chiesa è universale e che il vescovo di Roma, la Chiesa che presiede nella carità, rappresenta in essa un «protos» tra i patriarchi.

Questo frammento di storia, troppo spesso dimenticato (sopratutto in questi mesi di conflitto in terra d’Ucraina dove regolarmente vengono chiamati in causa Papa Francesco e il Patriarca Kirill), andrebbe riproposto come metodo con cui tentare di aprire un varco di speranza nella coltre di nebbia fatta di bombardamenti senza sosta che avvolge questa martoriata regione europea. È evidente a tutti che i principali leader mondiali, Stati Uniti in testa, non hanno alcun interesse o intenzione a cedere rispetto alla prerogativa di poter vincere la guerra in corso: abbiamo toccato con mano la conferma di tutto ciò con il rifiuto di Zelensky e degli americani di accettare la proposta di Putin per un cessate il fuoco durante il Santo Natale ortodosso appena celebratosi.

L’ideologia dall’avere ragione prevale sulla consapevolezza che solo un tavolo di pace dove si ritrovano entrambi i belligeranti possa costruire una possibile via d’uscita da questa maledetta carnefici di civili e militari. Per questo oggi è più che mai necessario che la politica italiana, europea ed occidentale rilanci il grido di pace che salì verso il cielo da Cuba, il 12 febbraio 2016, quando Francesco e Kirill si incontrarono per firmare una dichiarazione congiunta nel solco dello straordinario lavoro prodotto e offerto al mondo intero da Ravenna nel 2007.

Al punto 27 del documento si parlò espressamente dei conflitti religiosi in terra d’Ucraina e, già allora, si posero le basi per una possibile risoluzione: “Auspichiamo che lo scisma tra i fedeli ortodossi in Ucraina possa essere superato sulla base delle norme canoniche esistenti, che tutti i cristiani ortodossi dell’Ucraina vivano nella pace e nell’armonia, e che le comunità cattoliche del Paese vi contribuiscano, in modo da far vedere sempre di più la nostra fratellanza cristiana”

Queste parole risuonino oggi, a poche ore dal Natale dei fratelli ortodossi, nei cuori e nelle menti dei potenti e si chieda un azione risolutrice dei due leader spirituali più influenti sulla terra senza la quale il rischio del perdurare di morti e violenza in Europa è un’incontrovertibile certezza.

FONTE:

http://www.lacrocequotidiano.it/articolo/2023/01/09/politica/ravenna-kiev-passando-per-cuba-le-vie-della-pace-possibile

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