Come una voce nel deserto negli anni di emergenza, “Fuori dal Coro” è stata l’unica trasmissione giornalistica mainstream a segnalare le tante contraddizioni relative alle misure sanitarie adottate dai governi Conte. E poi Draghi ha dato voce alle migliaia di medici che curavano i propri pazienti con le terapie domiciliari precoci, mentre Speranza raccomandava tachipirina e vigile attesa. Ha raccontato le storie dei danneggiati da vaccino che lo Stato continua a non voler vedere. E poi le menzogne sui sieri che hanno giustificato l’adozione di misure liberticide senza precedenti in uno stato liberale. Nell’ultima puntata il Direttore Mario Giordano aveva sottolineato lo scandalo emerso con le dichiarazioni della dirigente Pfizer che a Bruxelles, nella sede del Parlamento europeo, aveva ammesso l’assenza di studi condotti dalla casa farmaceutica sulle capacità dei sieri anticorpi di bloccare la contagiosità e aveva poi riportato la storia di una mamma che nello scorso Dicembre si era vista morire un figlio sano davanti agli occhi. Poche settimane dopo l’inoculazione del siero.
Commento di Giordano, estratto da una puntata di “Fuori dal Coro”
Sapevano a tal punto che avevamo ragione, che ci hanno sempre detto il contrario. In nome della scienza ci dicevano esattamente il contrario. Ve lo ricordate Mario Draghi? Chi si vaccina? Ferma il contagio. Non lo sapevano perché non erano stati fatti i test, non lo sapevano. E l’Istituto superiore di Sanità, la circolare 36, che recitava: “I vaccini protegge da infezioni fino al 100%” ma non lo sapevano. E l’azienda farmaceutica ora ammette che non sono stati fatti i test.
Tre giorni dopo la messa in onda della trasmissione, la redazione ha ricevuto una notizia inaspettata: la sospensione del Talk Show, che dovrà fermare il proprio lavoro a partire dal prossimo 14 novembre. A darne notizia è stato l’avvocato Eric Grimaldi con un comunicato firmato dal suo Movimento politico, l’UCDL.
La giornalista Angela Camuso che ha confermato la notizia, ha così commentato:
È arrivata una comunicazione a noi giornalisti dai capiredattori che ci hanno detto subito che la notizia era ufficiale e che è stato un fulmine a ciel sereno. Nessuno se l’aspettava. E successo! è arrivata questa comunicazione intorno alle 19 dell’altro ieri. Appena uscita la lista dei ministri! e stato praticamente in contemporanea. Noi siamo andati in onda martedì con una puntata molto forte. Abbiamo affrontato i temi sanitari in maniera netta.
La rete motiva la chiusura improvvisa come una scelta dovuta al budget. Ma come si concilia questa giustificazione con il fatto che Fuori dal Coro è il talk show che registra gli ascolti più alti sulle reti Mediaset? I dati Auditel della scorsa settimana ci dicono infatti che la trasmissione Zona Bianca aveva registrato il 5,1% di share, 4.ª Repubblica il 6,2%, controcorrente e il 5,2%, Dritto e rovescio il 6%, mentre Fuori dal Coro aveva raggiunto il 6,5% battendo tutte le concorrenti di casa Mediaset. Angela Camuso ci tiene a sottolineare che tutto il lavoro di inchiesta di Fuori dal Coro è stato condotto nel più rigoroso rispetto della deontologia professionale e che nelle cinque stagioni della trasmissione l’azienda non si è mai trovata a dover rispondere di notizie inesatte o non documentate. Nonostante la linea editoriale fuori dai canoni paludati della stampa mainstream.
Tutti noi della redazione, grazie chiaramente al nostro direttore Mario Giordano, che è un vero giornalista e che ha sempre preteso che tutto quello che venisse fatto in trasmissione fosse frutto di un lavoro giornalistico accurato, documentato. Noi abbiamo, Ecco, noi abbiamo fatto un lavoro giornalistico eccelso perché abbiamo, abbiamo sempre agito guardando a quelle che sono le regole della deontologia professionale e a quelle che sono le leggi del giornalismo, che obbligano il giornalista a rendere conto soltanto ai suoi lettori e ai suoi telespettatori.
L’avvocato Grimaldi, nel diffondere la notizia, ha anche annunciato la convocazione di manifestazioni per chiedere a Mediaset di tornare sui suoi passi. Si tratta, a questo punto, di una scelta che non ricade solo sulle decisioni editoriali di un’azienda, ma sulla compiutezza di una Democrazia, e a cui verrebbe sottratta una voce che negli ultimi mesi ha rappresentato uno dei pochi barlumi di pluralismo dell’informazione rimasto oggi in Italia.