Siamo con Mirko De Carli, candidato con Alternativa per l’Italia, che ha accettato di concederci gentilmente questa intervista, che si pone l’obiettivo di approfondire la conoscenza sul programma di Alternativa per l’Italia.

Buongiorno Mirko. Quali sono i punti centrali del programma elettorale di Alternativa per l’Italia?

Il programma di APLI mette al centro i bisogni delle famiglie e delle loro imprese. Prima di tutto ci poniamo in alternativa all’agenda Draghi, mettendo al centro una riforma fiscale che dia valore al reddito delle famiglie con il quoziente famigliare (più figli hai, meno tasse paghi) e con un incentivo alla natalità per rispondere all’inverno demografico con uno stipendio per le mamme, il cosiddetto “reddito di maternità”. Siamo convinti anche che sia necessario voltare pagina con le politiche sanitarie dell’ultima legislatura, in particolar modo dell’ultimo governo con il ministro Speranza, superando la stagione degli obblighi, dei divieti, delle sanzioni per chi non ottempera all’obbligo vaccinale e all’esposizione del green pass: vogliamo cancellare tutti questi obblighi, tutte queste restrizioni e tornare ad un rapporto normale, applicando il principio della carta costituzionale di libertà di scelta terapeutica per le persone. In ultimo, siamo convinti oggi che vadano combattute tutte le colonizzazioni ideologiche, dal gender alla trasformazione delle persone in cose con anche pratiche violente come la legalizzazione dell’eutanasia o dell’utero in affitto, e siamo convinti che prima di tutto vada posta al centro un’azione legislativa a tutela del diritto alla vita del nascituro e del diritto alla vita della persona ammalata, della persona fragile, della persona anziana contro ogni deriva che trasformi, per l’appunto, le persone in cose.

Quale ruolo dell’Italia immaginate nel contesto internazionale?

Siamo convinti della necessità di uscire da una posizione diretta rispetto al conflitto in Ucraina, convinti che questa posizione di sostegno attraverso la consegna di armamenti in particolar modo all’Ucraina porti un destino negativo per l’Italia e l’Europa ed eviti l’avvicinarsi di trattative di pace reale. L’Italia dovrebbe essere terza rispetto a questo conflitto, come l’Europa intera, neutrale; essere insieme all’Europa il soggetto promotore di tavole di pace reali seguendo la lezione di papa Francesco anche portata avanti negli ultimi giorni nei suoi interventi all’estero. Siamo convinti che questo, attraverso la riapertura di rapporti diplomatici e commerciali di amicizia con la Federazione Russa, potrebbe riaprire un dialogo possibile in una situazione complessa come quella attuale, dove riavvicinare le parti in conflitto e costruire con pazienza e fiducia un mondo multipolare, dove l’Europa possa tornare ad essere protagonista e non essere semplicemente una colonia degli Stati Uniti d’America.

Siete putiniani, filoputiniani o cosa?

La nostra posizione non appartiene a nessuna posizione ideologica in campo, soprattutto rispetto al conflitto ucraino in corso. Noi non ci definiamo né filoputiniani, né filoamericani; ci definiamo italiani e italiani innamorati del nostro Paese e preoccupati del destino del nostro Paese, e impegnati a tutela dell’interesse nazionale nel contesto europeo. Quindi il nostro impegno in Italia e in Europa è per far sì che si mettano al centro i bisogni degli italiani e degli europei e non vengano usati per degli interessi internazionali che non hanno nulla a che vedere con i problemi delle nostre famiglie. In questo senso Putin fa un’azione che è a tutela degli interessi del proprio Paese in una visione strategica costruita nel tempo. Su questo piano sicuramente è molto più lungimirante, molto più intelligente rispetto a noi italiani ed europei che invece, sottomessi a delle logiche di politica estera americane imposte attraverso lo strumento Nato, subiamo delle scelte che sono penalizzanti per la nostra economia e per la nostra vita sociale.

Presidenzialismo? Perché?

Siamo per il presidenzialismo e non abbiamo indicato come presidenzialismo se l’elezione diretta del capo dello Stato o del capo del governo, che sarà frutto degli accordi necessari a livello parlamentare, visto che ci vogliono maggioranze che vanno oltre la maggioranza del 50% più uno per queste riforme, perché siamo convinti che il capo del governo, il capo di Stato debba essere eletto dagli italiani, non debba essere più frutto di compromessi di palazzo che sono distanti dagli interessi dei cittadini e che vedono nascere dei governi che sono diversi rispetto alle scelte frutto delle elezioni, per cui c’è sempre un maggior allontanamento da parte dei cittadini rispetto al voto e ai propri rappresentanti. In questo senso quindi crediamo che la riforma in senso presidenziale possa essere una strada naturalmente affiancata ad un forte federalismo regionale, dando sempre più presenza istituzionale e potere alle Regioni in risposta ai bisogni dei cittadini, un mix fondamentale per riportare le istituzioni vicino ai cittadini.

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