Oggi ci occuperemo di un argomento che intriga molti, ma in cui vedo, talvolta, a fronte di tanto interesse, altrettanta confusione, ovvero il Nazionalsocialismo, per il quale il livello di interesse e di fascinazione è secondo solo all’approssimazione e alla scarsa, se non deliberatamente sediziosa, informazione che si trova in rete.

Iniziamo a specificare che il Nazionalsocialismo non ha niente a che fare col comunismo o con il socialismo comunemente inteso. In realtà, il Nazionalsocialismo, tutela e difende la proprietà privata ed è concepito in modo da creare e distribuire la ricchezza, contrariamente al comunismo che tende ad appiattire sterilmente l’economia sociale, demotivando dunque l’individuo dal migliorare sé stesso ed il proprio lavoro.

Il Nazionalsocialismo promuove, premia e sostiene anche l’impresa privata, a patto che, qualora questa si espanda sino a divenire di rilievo nazionale, venga nazionalizzata, liquidando il precedente titolare, a cui potrebbe restare comunque una quota minoritaria. Questo meccanismo è ritenuto necessario dai nazionalsocialisti, al fine di prevenire che le aziende, ingrandendosi, possano raggiungere un potere ed un influenza in grado di condizionare lo Stato, se non proprio controllarlo. Che poi è effettivamente quanto stiamo vedendo in epoca contemporanea, dal momento che le multinazionali ed i fondi d’investimento sono loro in realtà a decidere il perimetro discrezionale in cui la politica può dir la sua, mentre gli stessi potentati privati, trovandosi già in posizione di forza, ne approfittano per speculare sulla popolazione e sullo Stato stesso, privatizzandone le risorse che erano della comunità.

IL Nazionalsocialismo, si ispira, ideologicamente, al fascismo italiano ed anche al Nazional-Patriottismo Volkisch tardo-ottocentesco di Paul de Lagarde, il quale considerava la nazione assimilabile ad un’essenza spirituale, un ideale in grado di fare da collante per tutto il popolo, diventando essa stessa una sorta di religione laica, che facesse prendere consapevolezza dell’orgoglio nazionale e del senso d’appartenenza.

il Nazionalsocialismo è effettivamente anti-parlamentare per essenza e per struttura, dal momento che rinnega il principio della maggioranza, perché, secondo il Nazionalsocialismo, il leader non può essere degradato a mero esecutore della volontà altrui, in quanto sarebbe una contraddizione logica ancor prima che in termini.

Per questo motivo, l’autorità del capo nell’avere l’ultima parola non è in discussione, unita però alla maggiore responsabilità verso il popolo.

Tale ideologia nasce dalla consapevolezza che il progresso e la cultura non sono effettivamente mai state frutto della maggioranza, bensì sono state frutto di una cerchia ristretta di individui con capacità al di sopra della media, da cui poi verrebbe scelto anche il leader politico della Nazione.

Secondo il nazionalsocialismo è un grave errore, quello di permettere o incoraggiare il plurilinguismo all’interno di una nazione e questo è uno dei motivi per cui i nazionalsocialisti tedeschi erano così preoccupati di unificare i territori abitati da popolazioni di lingua tedesca.

Il cuore dell’ideologia nazionalsocialista alberga dunque nel concetto di Patria e orgoglio nazionale. L’attenzione al tema etnico non rappresenta il centro della cultura nazionalsocialista, bensì è da considerarsi una conseguenza coerente al concetto di identità popolare, nazionale, dunque etnica, dal momento che le differenze etniche, nella stragrande maggioranza dei casi, impediscono anche la coesione sociale, tanto più si rivelino marcate le differenze etniche stesse e tanto più cambi il contesto sociale e culturale di origine dello straniero immigrato. Se osserviamo l’Europa di oggi, ci rendiamo facilmente conto, del fatto che gli immigrati che da più di vent’anni giungono a frotte in Europa, non si sono affatto rivelati soggetti adatti a vivere in questo contesto sociale, venendo da società arretrate in termini di civiltà, rispetto alla nostra. Anche i figli degli immigrati, naturalizzati nei paesi europei, stentano ad integrarsi e tendono più a creare una “società nella società” al di fuori della quale il bianco autoctono è un contendente per le risorse e per il territorio.

Il Nazionalsocialismo, osservato da una prospettiva attuale, è certamente stato un tentativo di impedire proprio questa realtà di immigrazione selvaggia, che solo ora ci accorgiamo di quanto sia devastante per il nostro Paese e di come stia invece facendo proprio gli interessi di quella classe dirigente che ha in mano i fondi di investimento, le banche e le multinazionali che il Nazionalsocialismo stesso ha sempre combattuto per difendere il Paese, iniziando a battere moneta propria, neutralizzando le ingerenze dell’alta finanza straniera e attraverso l’organizzazione d’imponenti campagne per la creazione di nuovi posti di lavoro, affiancate da politiche sociali reali e concrete che procurarono evidenti ritorni di entusiastica fiducia nella popolazione e giustificate speranze verso l’avvenire, il Nazionalsocialismo risolse la drammatica piaga della disoccupazione e riorganizzò radicalmente la produzione industriale e quella contadina. Il tutto a esclusivo beneficio della Comunità di Popolo.

Questo è lo stralcio di un discorso fatto da Adolf Hitler, parlando appunto delle plutocrazie che allora, come adesso parassitano la società, controllandola col debito:

«Costoro odiano lo spirito sociale della Germania! (…) Questa Germania della previdenza, dell’equilibrio sociale, della soppressione delle differenze di classe, la odiano! La Germania che nel corso di sette anni si è sforzata di render possibile ai suoi cittadini una vita decorosa, essi la odiano! La Germania che ha tolto di mezzo la disoccupazione che essi, con tutte le loro ricchezze, non sono capaci di estirpare, essi la odiano! La Germania che dà ai suoi operai abitazioni decenti è quella che essi odiano, perché hanno l’impressione che il loro stesso popolo potrebbe essere “infettato” da questo esempio. Odiano la Germania della legislazione sociale; la Germania che celebra il 1° Maggio quale festa dell’onesto lavoro. Odiano la Germania che ha iniziato la lotta per migliorare le condizioni di esistenza. Proprio questa Germania essi odiano»

La Nazione per i Nazionalsocialisti rappresenta l’espressione più pura dell’identità all’appartenenza comune d’origini, di pensiero, d’etnia, di storia e di cultura. I Nazionalsocialisti ritengono che lo Stato debba essere al servizio del popolo per raggiungere questo obbiettivo e non il contrario.

Lo Stato deve essere dunque un mezzo del popolo per convogliare i risultati a favore della Nazione, che è ritenuta filosoficamente ed ideologicamente superiore allo Stato.

I Nazionalsocialisti del Terzo Reich scelsero ufficialmente la religione cristiana dei quattro vangeli canonici, quindi a carattere antigiudeo, ergendo Gesù ad eroe antigiudeo e mettendo in dubbio la crocefissione e la resurrezione, concentrandosi invece sui segreti esoterici negli insegnamenti e parole di Cristo, come strumenti per ottenere il Graal.

Con antigiudeismo si intendeva dunque il contrapporsi al carattere pratico e pragmatico che caratterizza invece l’ebraismo conservatore, che è tuttora la stessa prospettiva dell’establishment ebraico-sionista che è antagonista dello spiritualismo e che non riconosce dunque l’esistenza dello Spirito o della vita dopo la morte.

Il Nazionalsocialismo, in sintesi, rappresenta l’opposto della mentalità dei governanti di oggi, che si sono rivelati e continuano ad essere degli insulsi e volgari prezzolati apolidi, che non hanno le facoltà intellettuali, né lo spessore morale per sentire la correlazione tra il prestigio del proprio Paese e la propria missione come esseri umani.

Fonte:

https://movimento-sociale-italiano.org/?p=913

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