Domenica prossima il Brasile tornerà al voto per il secondo turno delle elezioni più drammatiche e divisive nella sua storia degli ultimi anni. Una tornata elettorale che riecheggia in modo impressionante quella che ha visto contrapposti nel 2020 Donald Trump e Joe Biden, con il Presidente uscente che non ha mai riconosciuto la vittoria dell’avversario e lo accusa ancora oggi di aver vinto le elezioni con la frode. Esattamente come Donald Trump, Jair Bolsonaro si è trovato a difendere da una posizione di Destra valori tradizionalmente appartenuti alla Sinistra, come la libertà di espressione e, durante la crisi, come guida della libera scelta in materia sanitaria e vaccinale secondo un copione tristemente noto in tutto il mondo occidentale. Per queste ed altre posizioni si è trovato sotto il fuoco incrociato della stampa e di buona parte della magistratura, accusato di essere un leader pericoloso per la Democrazia. A pochi giorni dalla scadenza elettorale, una decisione dal sapore orwelliano ha scosso non solo i sostenitori del Presidente uscente, ma, come riferito dal New York Times, anche molti giuristi ed esperti dei diritti civili in tutto il mondo. Le autorità brasiliane hanno infatti concesso al capo del Tribunale Superiore Elettorale, il potere unilaterale di ordinare alle aziende tecnologiche di rimuovere con effetto immediato post e video online ritenuti opera di disinformazione. I social network dovranno soddisfare le richieste di rimozione dei contenuti segnalati entro 2 ore, pena la potenziale sospensione dei loro servizi. Una decisione che rende di fatto il Brasile il laboratorio più avanzato nel mondo occidentale per la censura a fini politici. In nessuno Stato, pur con tutti i limiti ormai ben noti relativi alla libertà di espressione sui Social Network, era mai stato affidato ad una singola persona il potere di decidere cosa potesse o non potesse essere detto on-line. Nello specifico, questo potere è stato assegnato ad Alexandre de Moraes, capo del Tribunale Superiore Elettorale e giudice della Corte Suprema del Brasile, un magistrato che in passato aveva ordinato indagini su e incarcerato alcuni sostenitori di Jair Bolsonaro per via delle polemiche sulle possibili frodi derivanti dal voto elettronico, che il giudice aveva definito attacchi alle istituzioni democratiche della nazione. Inutile dire che a pochi giorni dalle elezioni, il sospetto di molti è che la scure del magistrato si abbatterà principalmente sulla campagna elettorale di Bolsonaro, che peraltro viaggia principalmente sui Social Network, vista la quasi unanime ostilità da parte della stampa ufficiale. A conferma di ciò, la prima decisione del capo delle elezioni è stato ordinare la rimozione dei contenuti secondo cui Lula da Silva sarebbe un corrotto. A detta del giudice, infatti, nonostante la condanna in primo grado, la Corte Suprema del Brasile ha annullato tutte le accuse verso Lula e questo è sufficiente a spazzare via ogni sospetto sulla sua condotta, nonostante le prove emerse nel corso dei processi.

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