Questa prima settimana del nuovo anno si è conclusa palesemente all’insegna di uno scontro che ormai riguarda tutti gli aspetti della nostra vita, dall’aspetto pubblico a quello militare con la guerra in Ucraina e le notizie sulla possibilità da parte della Russia di richiamare altri 500.000 a mezzo milione di riservisti, mentre i paesi occidentali aumentano la fornitura di armi a Kiev. Ma lo scontro è anche di natura politica, in particolare nel Vecchio Continente, con gli Stati nazionali che si contrappongono in maniera sempre più esplicita alle istituzioni comunitarie di Bruxelles. E poi, anche dal punto di vista religioso, la fine del 2022 e l’inizio del 2023 hanno portato a una clamorosa spaccatura all’interno del Vaticano che ormai è pienamente visibile dopo la morte di Papa Benedetto 16.º sono tutti aspetti di uno stesso quadro che cercheremo di delineare in questa puntata iniziamo subito io sono Arnaldo vita Angeli e questa è sette più. Il 2023 è sicuramente l’anno dello scontro diretto tra le forze globaliste, le forze mondialiste e le potenze nazionaliste. Le prime sono egemoni in particolare in Occidente e negli scorsi decenni, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, hanno. Sono state vicine al loro obiettivo, cioè la creazione di un governo mondiale che si basi sulla scomparsa graduale degli Stati nazionali, sulla cancellazione delle identità nazionali attraverso un processo di trasformazione antropologica con la cosiddetta “cancel culture” cioè l’eliminazione dell’identità culturale dei vari popoli.
La cessione di sovranità a organismi sovranazionali che doveva di fatto liquidare i vari Stati in un governo mondiale e l’immigrazione incontrollata per creare ovunque un meltin’ pot indifferenziato. Questo progetto è stato portato avanti con forza dalle oligarchie occidentali nel negli ultimi almeno negli ultimi tre decenni e sembrava che fosse sul punto di prevalere ma l’emersione delle potenze asiatiche che invece puntano a un sistema differente e cioè a un sistema multipolare incentrato sugli Stati nazionali che tutelino le identità dei singoli popoli ha portato a un freno in una prima fase e a oggi a un vero e proprio scontro diretto tra queste due visioni del mondo.
Questo scontro è in atto su diversi piani, prima di tutto quello militare in particolare quindi in Ucraina, dove il il tentativo dell’Occidente di disarticolare la Russia attraverso l’utilizzo del dell’Ucraina sembra essere molto lontano dal riuscire. È una mossa in un certo senso estrema quella che hanno portato avanti i Governi occidentali guidati dalla anglo sfera perché la Russia in particolare è stata un elemento di di attrito molto molto potente rispetto appunto ai processi di mondializzazione che le capitali occidentali in particolare Londra e Washington avevano in mente. La guerra sta continuando in una fase sostanzialmente di stallo in questo momento appare del tutto improbabile che l’esercito ucraino pur armato e dell’Occidente, sia in grado di ricacciare i russi da anche solo buona parte dei territori che ormai sono stati occupati e viceversa.
L’esercito di Mosca in maniera molto lenta e molto graduale continua a guadagnare territorio ma soprattutto a rafforzare e a fortificare le posizioni nelle zone che già controlla. Ma potrebbe esserci un un cambio di passo nei prossimi mesi a mio avviso la strategia della Russia in questa fase è di logoramento del nemico attraverso i bombardamenti attraverso i missili attraverso gli aerei stanno stanno decimando stanno logorando i soldati del dell’esercito ucraino ieri ci dovrebbe secondo le fonti russe c’è stato un attacco a una base ucraina che ha portato alla morte di 600 soldati di Kiev. Anche se le fonti ucraine lo smentiscono e sarebbe la risposta al all’attacco in cui invece gli ucraini hanno colpito una base russa uccidendo 89 soldati di Mosca. Ma al di là di questi di questi reciproci attacchi sta di fatto che il numero di uomini che l’Ucraina perde è molto elevato e la strategia della Russia verosimilmente è quella del logoramento dal punto di vista militare dell’Ucraina e contemporaneamente anche dal punto di vista del morale dei combattenti e della popolazione, perché l’inverno sarà particolarmente difficile.
Per gli ucraini perché i russi hanno colpito buona parte delle loro infrastrutture energetiche e quindi tutta una serie di difficoltà sono destinate ad aggravarsi per gli ucraini con l’inverno. Ma il logoramento riguarda anche i Paesi occidentali, in particolare i Paesi europei. Sulla questione economica che sta sta rivelandosi davvero difficile per per i Paesi del Vecchio continente e anche per gli Stati Uniti che in questo momento sono entrati in una fase di recessione.
La scommessa del Cremlino verosimilmente è quella di portare alle lunghe la questione di logorare il nemico sia appunto da un punto di vista militare che dal punto di vista del supporto che gli europei sono disposti a fornire a Kiev in maniera tale da prosciugare la l’esercito e i rifornimenti di armi occidentali con una pressione di natura economica sul sul vecchio continente. Al momento invece sembra però che gli europei insistano nel nel supportare questa guerra che nei fatti è contraria al loro interesse e questo dal mio punto di vista conferma il fatto che le forze globaliste sono in particolare egemoni nel nel nei Paesi del dell’Europa i quali stanno hanno deciso di mandare a questo punto anche i blindati all’Ucraina cosa che fino adesso avevano rifiutato di fare i tedeschi manderanno in leopardo lo stesso faranno i polacchi. Mentre da Washington arrivano pressioni sul Governo italiano perché conceda a Kiev il avanzatissimo e costosissimo sistema missilistico Sam T. Ma appunto gli italiani obiettano che facendolo rimarremmo scoperti, visto che il numero di questi sistemi è molto limitato. Il tempo però gioca a favore di Mosca perché l’inverno è sicuramente un alleato del dell’esercito russo, ma anche perché più passa il tempo e più la situazione energetica in Europa diventa diventa drammatica; questa fase di caldo assolutamente anomalo ha posticipato la l’entrata dell’emergenza vera e propria ma è evidente che con il passare dei mesi il le scorte del di energia le scorte di gas e di petrolio del Vecchio continente saranno destinate a diminuire con esse la il prezzo della produzione perché l’energia condiziona tutti i processi produttivi è destinato ad aumentare e questo porterà a un a una profonda crisi economica e di conseguenza a difficoltà sempre maggiori per i Governi dei Paesi europei di continuare a imporre alle proprie popolazioni una serie di difficili e durissimi sacrifici per supportare l’Ucraina.
Considerato che nei sondaggi appare ormai evidente che, soprattutto in Italia, la maggioranza della popolazione non vuole che si prenda direttamente parte a questo conflitto. Ma la possibilità quindi che la Russia, dopo mesi di logoramento a primavera, riparta con un’offensiva in grande stile, utilizzando questi anche queste nuove forze che nel frattempo saranno preparate, equipaggiate e armate per dare il colpo finale all’esercito di Zielinski è molto realistica e in molti ormai dichiarano esplicitamente che indispensabile è inevitabile che nel 2023 la Nato intervenga direttamente nel conflitto. Tra questi, una voce eccellente è quella dell’ex colonnello dell’esercito britannico e comandante della Nato, Hamish the Bretton Gordon, il quale appunto ha dichiarato che è inevitabile che nel 2023 gli eserciti della NATO intervengano direttamente nel conflitto per evitare il crollo dell’Ucraina, il quale quale crollo sarebbe la sconfitta definitiva per i mondialisti e manderebbe in soffitta per sempre le prospettive di un di un nuovo governo mondiale guidato fondamentalmente dal delle oligarchie economiche occidentali e aprirebbe le porte. Un nuovo mondo multipolare, con l’inevitabile ritorno della centralità degli Stati nazionali.
E’ chiaro che ad essere in gioco è tutto il progetto che i signori della finanza, i signori del potere economico hanno perseguito come minimo negli scorsi quattro decenni. E per questo che sono disposti a rischiare così tanto e a investire in termini economici, ma soprattutto di vite umane nostre, così tanto per impedire il crollo del loro progetto. Tra l’altro, in questa fase le oligarchie economiche occidentali sono duramente colpite, con delle perdite in Borsa colossali per le principali società, in particolare le big tech ma non solo, che hanno che stanno bruciando centinaia e centinaia di miliardi.
Quindi, a dimostrazione di come la fazione globalista e finanziaria in questo momento si trovi in forte difficoltà è il regresso del progetto globalista.
Particolarmente, il ritorno della centralità degli Stati nazionali preoccupa in particolar modo quello che in un certo senso è il paradigma del del tentativo di creare un sistema di governo globale, di cui l’Unione europea rappresenta i prodromi; in questo senso, l’UE è uno degli elementi più avanzati in cui gli Stati nazionali cedono sovranità a tecnocrazie non elette, rinunciando alla propria identità culturale e nazionale e adottando appunto quel paradigma che dovrebbe e che doveva (almeno nelle aspirazioni dei leader globalisti) diffondersi anche in tutto il resto del mondo. Se fino a qualche tempo fa, solamente i paesi dell’ex blocco comunista, come l’Ungheria, la Polonia e gli altri Stati di Visegrad si opponevano in maniera diretta e frontale ai diktat di Bruxelles., adesso la musica sta cambiando e molti Stati hanno visto la formazione di governi nazionalisti, compresa la Svezia e anche e anche il nostro Paese, l’Italia, con il governo Meloni che si confermano molto meno disponibili su quelli che sono i progetti e gli obiettivi fondamentali delle tecnocrazie europee.
La von der Leyen è a Roma e incontrerà domani Giorgia Meloni, la quale le sottoporrà una serie di dossier, in particolare su due punti che il governo italiano ritiene particolarmente significativi, ossia il contrasto all’immigrazione clandestina e la modifica del PNR per quello che riguarda l’immigrazione. Roma chiede innanzitutto che l’Unione europea blocchi l’arrivo sulle nostre coste di un numero incontrollato di migranti attraverso il controllo delle frontiere esterne dell’Unione europea. Per ottenere questo risultato, la Meloni chiederà alla von der Leyen di stabilire rapporti diretti di di instaurare collaborazioni direttamente con gli Stati di provenienza per evitare alla radice l’arrivo massiccio di clandestini. Al tempo stesso, quello che la Meloni chiederà sul tema immigrazione è la ridistribuzione a livello europeo di coloro solo i quali hanno effettivamente diritto alla protezione umanitaria, che sono un numero molto esiguo e che dovrebbero essere divisi tra i vari paesi dell’Unione europea. Ma è soprattutto sul PNRR che lo scontro sarà particolarmente acceso, perché il governo italiano chiede che il rispetto agli obiettivi iniziali che erano stati dati in una fase di pre-guerra, che erano concentrati in particolare sulla digitalizzazione e sulla transizione ecologica, si passi invece a stornare i fondi, a deviare i fondi verso la tutela delle delle imprese e il controllo del costo dell’energia per imprese e famiglie. Questo anche in considerazione del gigantesco piano di aiuti statali che gli Stati Uniti hanno concesso alle loro imprese e che rischia di desertificare l’industria europea con l’acquisto.
La necessità per tantissime industrie di trasferirsi dall’Europa agli Stati Uniti per avere questi incentivi e per non pagare l’energia in termini non sostenibili deve essere scongiurata.
In questo momento l’Unione Europea è debolissima, non solo per gli scandali che l’hanno travolta, perché questo è casomai una conseguenza della debolezza delle istituzioni europee, ma perché nel nuovo contesto di guerra la centralità degli Stati nazionali, tra cui l’Italia, ha un ruolo geopolitico e anche geografico particolarmente importante danno ai vari governi gli strumenti per bypassare di fatto la Commissione e le altre le altre istituzioni tecnocratiche del Vecchio continente. E a farlo più di tutti e prima di tutti, è stata la Germania, ma anche tutti gli altri Paesi. Nel nuovo contesto di guerra procedono in ordine sparso ed è sempre più difficile per le istituzioni europee imporre la loro la loro visione, perché ormai, in buona sostanza nessuno tra i governi nazionali le sta più ad ascoltare come era invece solo fino a qualche anno fa. Ma alla fine dello scorso anno e l’inizio di questo 2023 ha visto l’esplosione di questo scontro tra globalisti e conservatori o in questo caso tra modernisti e tradizionalisti, anche e soprattutto nel Vaticano, dove fino a poco tempo fa sembrava ci fosse, almeno guardando i media mainstream, una assoluta concordia e la situazione fosse assolutamente normale ma adesso è lapalissiano che non sia è così, ed è chiarissimo particolarmente con l’uscita di scena di Benedetto XVI e l’elezione di Bergoglio. Sembrava che le forze globaliste avessero ormai preso pienamente il potere all’interno del Vaticano che non fossero più contrastate e che la Chiesa di Roma fosse destinata a trasformarsi in una sorta di gigantesca ONG che facesse in qualche misura da garante morale di quel progetto mondialista di cui abbiamo parlato concentrandosi in particolare su temi come l’immigrazione su temi come la difesa delle minoranze, l’ambientalismo eccetera..ma la morte di Papa Ratzinger ha mostrato come invece tra i fedeli una parte molto considerevole dei cattolici consideri Ratzinger il vero Papa e l’arrivo di centinaia di migliaia di fedeli a Roma per commemorare la scomparsa di Benedetto 16 XVI ha dato coraggio a tutta quella parte dissidente del Vaticano che ora appare molto consistente. Ha iniziato padre Georg Ganz, segretario fedelissimo di di Ratzinger che ha accusato Bergoglio di avergli spezzato il cuore quando ha vietato la messa in latino ma soprattutto di non aver accettato i suoi consigli su temi come il gender e come appunto la trasformazione profonda della Chiesa cattolica che Francesco stava portando avanti alacremente; È stato come aprire un vaso di Pandora perché moltissimi vescovi, moltissimi cardinali hanno iniziato una serie di lamentele nei confronti della politica di Bergoglio e questo ormai è palese anche nei giornali mainstream che ormai sono costretti ad affermare e a raccontare come all’interno del Vaticano ci sia uno scontro durissimo tra queste due visioni della Chiesae dello scontro già in atto per quello che sarà il conclave che dovrà eleggere il prossimo Papa, che oltretutto è anche indicativo di un ulteriore elemento, ovvero che ciò implica le dimissioni di Bergoglio come Papa. Un atto essenzialmente dovuto, considerato anche che di fatto, un Papa come Bergoglio, privo del munus che è un elemento che invece Ratzinger aveva mantenuto per sé, rendono le nuove elezioni inevitabili e necessarie. Già si parla appunto di un conclave con tutta la la parte tradizionalista della Chiesa che non vuole assolutamente che sia Bergoglio in maniera indiretta ad indicare il suo successore e chiede invece che il nuovo Papa sia coerente con quella che è la dottrina della della Chiesa Cattolica e con quella che è la visione tradizionale che in questi due millenni la Chiesa di Roma ha portato avanti.
Consapevole della della situazione, Bergoglio si mostra in questo caso “ecumenico” e invita alla concordia, e soprattutto ad evitare chiacchiere e discussioni, specie quelle che evidenzino il fatto che una parte considerevole dei fedeli e della Chiesa non lo segue più e lo consideri un Papa illegittimo e che tale considerazione venga da una considerevole fetta di alti rappresentanti della Chiesa Cattolica Romana, che rifiuti alla radice la sua trasformazione radicale che Bergoglio ha tentato di imporre alla Chiesa cattolica.