Dal primo febbraio senza green pass non si potrà nemmeno ritirare la pensione. Non si potrà entrare in una edicola. Si potrà entrare in un centro commerciale, ma non nei negozi che vendono prodotti ‘non essenziali’. Verranno effettuati controlli a campione. E’ un piano inclinato senza fine quello che il nostro Paese ha imboccato. Nulla ormai nella adozione di queste folli misure appare collegato alla emergenza sanitaria che esiste e continua a colpire duro, green pass o non green pass. Nulla vi è di razionale, tanto che lo stesso presidente della Conferenza Regione Fedriga ha parlato di ‘accanimento’.
Ma ormai siamo ben oltre l’accanimento. Siamo ben oltre la discriminazione. Ben oltre la costruzione del nemico e ben oltre la sua criminalizzazione. Il nemico ora è lì, inerme, fastidioso nella sua ottusa ostinazione a dire ancora legittimamente (nessuna legge viene violata se si esclude la beffa dei 100 euro di multa per gli over 50) ‘no’ a un trattamento sanitario.
Oppure solo ‘no’ alla nuova dose dopo aver detto due volte sì. E’ lì, vinto, sporco, umiliato, ma ancora ingombrante, utile nella sua scandalizzante presenza per poter essere emarginato e coperto di insulti. Utile a coprire gli altri nemici, quelli veri. Utile a dimenticare la stangata sulle bollette che sta piegando il Paese, quello che nella narrazione del Governo starebbe per decollare…
Nel silenzio di una Italia in ginocchio, di un Paese vittima di un Tso sociale imposto dall’Europa, coi partiti ridotti a zerbini del cavaliere bianco che ora si appresta, prima volta nella storia, a salire al Quirinale direttamente da Palazzo Chigi, si assiste all’orrore. La maggioranza sorride, ostenta ancora braccia scoperte e dita a mostrare la V di vittoria. La maggioranza fa finta di nulla e orgogliosamente sventola il proprio Qr, magari plastificato e comodo comodo all’utilizzo. La maggioranza dice che va bene così e accetta l’inaccettabile. Accetta ciò che, se fosse stato introdotto repentinamente solo due anni fa, sarebbe stato accolto con una rivoluzione. Ma oggi no. Un passo alla volta, un gradino alla volta, si è sprofondati nella indifferenza. Oggi quel cartello al collo evocato dal dimissionario sindaco di Bomporto pochi mesi fa non scandalizzerebbe più nessuno. Fu solo un precursore dei tempi, Giovannini, solo un po’ in anticipo rispetto a una distopia trasformata in realtà.
Non importa che nessuno sappia bene la distinzione tra cosa è essenziale o cosa non lo è. Quello che importa è che dal primo febbraio si potrà concedere allo Stato, col volto di commercianti divenuti guardiani improvvisati, di guardare nel carrello della spesa di un cittadino che non ha commesso alcun reato e di dire se i suoi acquisti sono più o meno in linea con le follie governative. Quello che importa è che dal primo febbraio un pensionato non potrà ritirare la pensione in posta senza mostrare un lasciapassare sanitario. Quello che importa è che già in qualche realtà provinciale (qui) qualche studente zelante può arrogarsi il diritto, con tanto di cartellino, di fare da controllore sui bus rispetto a coetanei con la mascherina abbassata o con le mani non ingellate.
Eccolo qui l’abisso. Talmente immersi nell’abisso da pensare che l’oscurità che ci pervade sia il cielo e il luccichio di uno smartphone siano le stelle. Quelle che un giorno il partito di Grillo prometteva, citando Dante, di fare vedere a chiunque. Quelle che oggi sono talmente lontane da lasciare pensare si siano spente.