Programma e obiettivi del progetto politico eurasiatico per ‘Italia
Il nostro paese ha bisogno, in questo delicatissimo momento storico di destabilizzazione culturale e politica, di guardare alla Russia come ad una bussola morale ed ispiratrice per ritrovare quell’orgoglio nazionale mai perso, ma solamente sopito da una strumentalizzazione a scopi politici del pubblico sentimento.
Allo stesso tempo, l’Italia necessita di posizionarsi geopoliticamente in strettissima alleanza con la Russia, essendo noi una potenza industriale, tecnologica e commerciale, fattori che determinano da soli l’importanza imprescindibile di allearci nel modo più solido e maggiormente privilegiato possibile, con l’unico Paese che possa garantirci la soddisfazione delle nostre esigenze di risorse energetiche, necessarie alla sussistenza dell’attuale volume che caratterizza la nostra industria, le nostre attività ed il fabbisogno per le nostre abitazioni private.
La Russia è un paese che si è sempre comportato con grande lealtà e serietà nei confronti dell’Italia, cosa che non si può certo dire degli Stati Uniti, specie negli ultimi mesi, in cui è sempre più chiaro l’umiliante e sordo vassallaggio in cui ci impongono di permanere insieme agli altri Paesi europei. Questa profonda umiliazione che stiamo subendo, macchiando di sangue russo ed ucraino anche le nostre mani – unicamente per l’ottusa ed irrealistica sete incondizionata di dominio statunitense – potrà facilmente degenerare, per noi, in risvolti assai più funesti e potenzialmente irreversibili se non verrà interrotta al più presto, con uno scioglimento della N.A.T.O. o almeno una fuoriuscita dell’Italia dalla suddetta alleanza militare.
L’Italia allo stesso tempo, deve riconoscere e percepire il valore dell’intuizione Russa sul progetto eurasiatico, che coinvolgerà tra i paesi più influenti anche l’India e la Cina, Paese quest’ultimo formidabilmente prospero e potente, che sta dimostrando di essere non aggressivo, lucido e rispettoso degli altri Paesi.
Abbracciare il progetto eurasiatico, non è che la conseguenza della comprensione e della derivata consapevolezza in merito a questa congiuntura storica e alle fasi che ci hanno portato a quella attuale. La memoria storica e la comprensione della attuale dimensione sociale ed antropologica non solo dell’italiano, ma di ogni cittadino europeo, indica un’affinità ed una compatibilità di percorso per il futuro a 360° con il popolo russo, in aggiunta alla posizione geografica strategica per il commercio e lo scambio di risorse, beni e servizi, che potranno avere stabile e longevo corso, appunto grazie all’affinità che ci accomuna.
Ripristinare un’autocoscienza popolare e nazionale, consapevole della propria memoria storica, ma proiettata nel futuro
Per guardare al futuro e poter tracciare progetti solidi ed efficaci, un popolo deve avere consapevolezza della propria storia e dei cambiamenti che essa ha comportato sia sul piano antropologico che sociale, dando per scontato che a questo scopo è necessario un sistema scolastico intellettualmente onesto, adeguatamente finanziato e gestito per essere motivo di eccellenza indiscussa, contrariamente a quanto avviene in Italia da decenni.
Dimenticare chi siamo come popolo, le lezioni apprese dal passato, come le meraviglie ottenute con l’evolversi in ogni campo, compreso quello artistico, filosofico e politico, sarebbe un errore talmente grossolano e folle, da farci comprendere molto bene come mai l’attuale establishment politico di maggioranza stia cercando di fare proprio questo, de-finanziando e depotenziando l’istruzione, nonché promuovendo a man bassa la cosiddetta “cultura della cancellazione”, tanto cara e funzionale agli interessi parassitari dei grandi potentati finanziari, che vorrebbero annientare la concorrenza dal basso, negando l’accesso alle strutture che darebbero ai giovani gli strumenti per imporsi professionalmente, politicamente, artisticamente ed in qualsiasi altro ambito non relativo al ruolo di suddito o di mantenuto da assegno sociale.
L’ideale su cui costruire la politica del Paese – Una democrazia organica interna che si rivolge ad un federalismo eurasista
Il modello politico cui facciamo riferimento, si basa su di un ambizioso ideale come stella polare necessaria a dare il meglio per un progetto politico di tale rilievo sia a livello interno che geopolitico.
Tale ideale deve fondarsi necessariamente in una compartecipazione consapevole della società nelle decisioni storiche dapprima di svolta e poi fondanti del nuovo governo del popolo, esattamente come viene definita l’essenza della democrazia.
Questa compartecipazione, nell’ambito italiano, può essere realizzata attraverso una classe dirigente eletta tra quelle fila la cui bandiera non sia ritrattabile in un secondo momento e la cui solvibilità politica sia solida al punto da non poter esser messa in discussione.
Un movimento politico che possa presentarsi in maniera adeguata deve dare ogni garanzia possibile sui punti di programma principali ed assicurarsi anticipatamente che l’elettorato abbia in mano ogni arma possibile per annientarlo, qualora non vi facesse fede per sua stessa volontà di tradire il voto ricevuto. La dichiarazione della scelta eurasiatica, specificata nella nomenclatura del movimento o partito in questione, può essere considerata una buona forma di garanzia iniziale.
Dal momento che la gestione dell’attività politica e governativa necessita della guida di elementi estremamente capaci e specializzati, è fondamentale che la scelta della classe dirigente sia quella adeguata alla necessità e degna della missione che va a servire. Questo si può ottenere solo con un coinvolgimento diretto ed attivo della popolazione, dandole modo di percepire coerenza quanto sincronia di intenti ed ideali ad ogni decisione presa dalla classe politica dirigente.
Questo filo d’intesa e di fiducia non dovrà mai spezzarsi e dovrà sempre essere onorato da una lealtà dimostrata materialmente, quanto da un esempio di edificante onestà intellettuale e politica, tasselli fondamentali per costruire una società sicura sin dalle fondamenta.
Una democrazia organica come la summenzionata, necessita, per forza di cose, di essere sviluppata in un contesto dove le tradizioni, gli usi, i costumi e la religione caratteristici di quella società, vengano ad essere vissuti in armonia e tramandati ai figli, come tesoro comune dal valore imperituro.
Solo su queste fondamenta potranno essere applicati i princìpi della “democrazia diretta”, intesa come i meccanismi dell’elaborazione di decisioni collettive, dotate di significato politico locale.
A mediare il principio strategico unitario del potere supremo e la differenziata pluralità dei gruppi autonomi a livello locale, deve esser posto un sistema flessibile di coordinamento politico nella persona di organi del potere esecutivo e legislativo di livello intermedio, capaci di concretizzare il coordinamento fra il volere delle comunità e la linea strategica dell’amministrazione centrale.
Il coordinamento esprimerà il massimo del proprio potenziale nel caso in cui le supreme autorità dello Stato controlleranno solo quegli aspetti della vita politica che abbiano significato strategico, come:
- conservare l’integrità territoriale dello Stato
- garantire la sua sovranità ed indipendenza
- pianificare lo sviluppo dei settori strategici dell’industria e dell’economia
- provvedere i cittadini di norme di diritto
- promuovere con la massima efficacia gli interessi nazionali all’estero
Affinché ognuno possa portare il proprio contributo senza ingerenze a sconfinare nella propria competenza, è imperativo che nelle restanti questioni non strategiche, alle molteplici formazioni sociali locali saranno garantite massima autonomia, indipendenza e diritto di stabilire i parametri della vita politica a livello locale.
- federalismo eurasista dove le nazioni possano sedersi allo stesso tavolo con pari dignità, senza subire i vergognosi ricatti tipici, cui abbiamo assistito nell’Eurozona attraverso la vile imposizione di una moneta unica emessa a debito.
Preservazione etnica: Una priorità irrinunciabile
È necessaria la strutturazione di una adeguata e speciale politica di preservazione delle etnie, quale supremo valore biologico, genetico e storico della popolazione. Le etnie rappresentano il supremo valore e soggetto della storia umana, essendo la spontanea risultante dei cicli organici naturali, comprese le ondate e fasi evolutive, con tutto ciò che ne consegue.
In determinati momenti storici, le etnie possono mescolarsi, in altri preservare rigidamente le loro caratteristiche, a seconda dell’autodeterminazione sociale spontanea, in reazione ai fattori ambientali e sociali del momento. Si tratta pertanto di un processo estremamente importante quanto delicato, e per tale motivo, qualsiasi interferenza in esso – fusione artificiale, isolamento artificiale, reinsediamento pianificato di popoli, o qualsiasi altra ingerenza arbitraria – conduce a colossali ed irrimediabili catastrofi. Per questo il proposto modello mondialista di universale mescolanza di popoli e razze è tanto pericoloso.
L’atteggiamento eurasista verso le etnie è di salvaguardia e promana dal principio della necessaria protezione di ciascun gruppo etnico dalla prospettiva della scomparsa storica. Questo sia in rapporto alle grandi etnie, sia in rapporto a ristrettissime popolazioni di poche centinaia di rappresentanti.
L’Eurasismo come modello presuppone l’affermazione e protezione delle differenze etniche, ma esclude proprio a ragion di ciò la fobia o l’ostilità a prescindere nei confronto della mescolanza. In un dato momento ed in una data situazione storica, la mescolanza etnica è inevitabile e positiva, proprio perché conseguenza di un processo spontaneo, risultato da una concomitanza di fattori concreti; proprio per tutte queste ragioni, i suoi parametri e la sua dimensione devono essere definiti spontaneamente, naturalmente ed organicamente, senza interferenze strumentali.
Nell’ambito della questione demografica devono essere realizzati progetti orientati alla conservazione di un equilibrio demografico positivo o nullo, così da prevenire la scomparsa delle diverse etnie. La comune responsabilità verso il destino continentale dell’Eurasia da parte dei rappresentanti delle varie élite etniche, religiose, statali e sociali deve mostrarsi in accordi flessibili concernenti le politiche etniche e demografiche, tenendo in considerazione tutti i fattori tradizionalmente influenti in ciascuna concreta regione e all’interno di ciascuna concreta etnia. Il fine è lo sforzo comune nella conservazione di quell’equilibrio etnico nel potenziale blocco eurasista, che è esistito fino al giorno d’oggi, con correzioni straordinarie di quelle tendenze catastrofiche che minacciano di degenerazione e scomparsa di singole etnie, tra cui quella italiana.
Relazione duale verso i processi di mescolanza etnica: apertura a livello di élite, limitazione a livello di massa
Il modello flessibile di differenzialismo eurasista nei suoi termini più generali può strutturarsi secondo il seguente principio: atteggiamento tollerante verso la mescolanza etnica a livello di élite, cauto a livello di massa. Che dunque la scelta nei casi individuali rimanga aperta secondo il diritto e la libertà di ogni singolo cittadino. Proprio tale atteggiamento è stato caratteristico dell’approccio alla questione etnica nelle società tradizionali, che sotto molti aspetti hanno formato i modelli sociali di condotta anche dei popoli moderni. Tale modello è organico e naturale. Oltre a questo, esso contribuirà all’universalismo ed all’ampiezza culturale di vedute dell’élite dirigente dell’Eurasia, capace di abbracciare la varietà culturale ed etnica; ma al tempo stesso contribuirà alla conservazione della creatività vitale dei centri etnici, preservando le invarianti delle loro identità tradizionali e formando nuovi quadri per l’élite pan-eurasista.
Programma del Movimento Politico-sociale EURASIA per la Russia
– Le Ragioni del Ruolo Centrale della Russia nel Progetto Eurasiatico –
La scala della missione storica della Russia, richiesta per prevenire l’instaurazione del «Nuovo Ordine Mondiale» e contrapporgli un’alternativa globale, presuppone la creazione al suo interno di un tale sistema politico che sia quanto più possibile aperto all’inclusione nel blocco eurasista di altri popoli e stati con diversa storia culturale, politica, religiosa, economica e di civiltà. A questo scopo in Russia la struttura politica generale deve essere quanto più possibile prossima al modello della futura formazione continentale eurasista. Questo significa costruire il sistema del «federalismo eurasista», la cui caratteristica fondamentale deve essere la combinazione di unità strategica a livello di amministrazione centrale ed ampia diversità di organizzazione politica, sociale, giuridica ed economica delle parti costituenti.
Il federalismo eurasista presuppone una costruzione politica ed amministrativa considerevolmente diversa dal modello di stato-nazione che sta a fondamento delle moderne potenza occidentali. Nello stato-nazione esistono uno stretto centralismo politico, una omogeneità linguistica e culturale, una universale esigenza di sistema giuridico, costituzionale, politico ed economico unitario. Si suppone che lo stato-nazione rappresenti un blocco monoculturale unitario, costituito da cittadini atomizzati, in possesso di eguale statuto giuridico di fronte ad un sistema statale unitario.
Il federalismo eurasista si fonda su ragioni completamente diverse. In esso convivono precisamente due princìpi: unitarietà strategica ed ampio pluralismo etno-culturale e regionale. Lo stato è politicamente unitario nel senso del compimento di una missione storica unica, di un comune «grande progetto» geopolitico. Ma si tratta dell’unità non di un paese abituale, ma di un’intera civiltà, non di una ordinaria formazione statale, ma della liberazione di un «impero democratico» di tipo nuovo. Pertanto la solidarietà a livello di destino planetario è accompagnata dalla più vasta differenziazione al livello delle parti costituenti, dello sviluppo dell’autonomia culturale e religiosa. La Russia, perfino nel suo assetto attuale, ha distintamente preservato caratteri federativi, segni fondamentali di un «impero» composto da una costellazione di regioni estremamente eterogenee dal punto di vista etnico, sociale, culturale e geografico. Ogni regione rappresenta un sistema autosufficiente con innumerevoli caratteristiche uniche, irripetibili. Questa specificità di mosaico etnico, sociale, legale e comunitario deve riflettersi anche sul piano politico, come ampia associazione federativa di soggetti collettivi di diverso status e livello. Alla base della definizione di unità dello spazio federale non devono essere descrizioni amministrativo-territoriali (come negli stati-nazione centralisti), ma un sistema flessibile di criteri che tengano conto dell’intero complesso di identità culturali, sociali, storiche, economiche ed etniche. Per cui il soggetto federale, che svolge un ruolo strutturante nella formazione dello Stato, deve replicare il modello federativo-democratico anche a livello interno – ossia rappresentare in sé non la limitata analogia di uno stato-nazione su piccola scala (come avviene nel caso delle repubbliche di nuova formazione separate dalla Russia, delle formazioni nazionali e territoriali-amministrative che aspirano oggi a conseguire l’autonomia politica, giù giù fino al separatismo), ma un «mini-impero» con il più vasto spettro di soggetti collettivi interni, strutturantisi, a loro volta, quali soggetti della grande federazione. E così via via fino all’autogoverno dei collettivi di lavoro, degli organi esecutivi delle comunità locali e dei Consigli.
Tale sistema federativo interna faciliterà l’unione strategica della Russia con le diverse potenze, potenziali partecipanti del blocco continentale eurasista. In caso di conclusione di tali unioni, il principio federativo si conserverà inviolabile, ma la configurazione dello spazio federativo si estenderà (nel caso in cui l’integrazione strategica sia molto stretta). In questo modo saranno risolte tutte le questioni territoriali in contenzioso, che in tutto o in parte impediscono l’istituzione di strette relazioni di mutua associazione fra stati vicini. Se ad esempio gli stati vicini alla Russia, potenziali partecipanti al blocco eurasista, proseguiranno nello sviluppo del federalismo al loro interno, le dimensioni dell’Unione Eurasista inizieranno ad espandersi naturalmente ed organicamente, dato che la presenza di ampie autonomie culturali e regionali non indebolirà gli stati tradizionali, continuamente minacciando separatismo e conflitti militari, ma viceversa rafforzerà il blocco strategico, nel quale molti popoli e gruppi culturali di piccole dimensioni avranno la tanto sospirata possibilità di riunirsi in un insieme organico e per ciò stesso divenire un elemento coesivo, mutando la loro attuale missione geopolitica (distruttiva) nel suo opposto. Per l’Eurasia plurinazionale tale ampio approccio federalista sarebbe la soluzione ideale.
In una prospettiva ancora più remota il federalismo eurasista potrebbe divenire un modello politico attraente su scala mondiale, rappresentando l’alternativa politica al livellamento mondialista del «nuovo ordine mondiale».
Il nostro ideale di strategia geopolitica per la Russia
La massima priorità geopolitica della Russia nel prossimo secolo (millennio) è la creazione di un blocco strategico eurasista – con una visione del mondo flessibile e differenziata ed una partecipazione a diversi livelli – quale contrappeso alle tendenze atlantiste e mondialiste su scala globale.
Diversamente dall’epoca precedente, l’asse di tale blocco non deve essere né una visione del mondo né uno specifico sistema economico o politico, ma princìpi geopolitici e strategici, un imperativo di civiltà.
La Russia deve fino in fondo comprendere se stessa quale «asse geopolitico della storia», quale nucleo dell’Eurasia con piena responsabilità di affermare nella nuova fase ed in nuovi termini la portata globale della sua predestinazione storica e civilizzatrice (alla luce di errori e deviazioni dei precedenti periodi storici).
- il mondo multipolare In una prospettiva di lungo periodo occorre orientarsi alla creazione di un mondo unipolare genuinamente libero ed equo, organicamente formantesi attorno differenti centri culturali, di civiltà, storici e sociali. La ricchezza dell’umanità è direttamente legata alla varietà delle civiltà, che non devono essere soltanto preservate, ma nuovamente affermate. La stessa Eurasia nei periodi migliori della sua storia si distingueva proprio per questa varietà «imperiale», dove l’unità strategica e geopolitica si combinava con una costellazione di parti organiche e culturalmente autonome. Il polo eurasista inizialmente deve aggregarsi come roccaforte della liberazione della civiltà, affinché la futura multipolarità divenga il risultato naturale e desiderabile per l’Eurasia del temporaneo ritorno al modello bipolare. Pertanto, la stessa struttura del nuovo blocco eurasista deve inizialmente recare in sé i germi del pluralismo culturale, della differenziazione, della varietà, della «fiorente complessità». In tal caso, il futuro avvento di un mondo genuinamente multipolare sarà l’organica prosecuzione della linea eurasista, contrapposta alla logica unificante unidimensionale dell’atlantismo.
- le unioni strategiche eurasiste La realizzazione del progetto eurasista presuppone una serie di passi diretti ad accrescere il significato strategico ed il peso autosufficiente della Russia. Nessun altro Stato, per ragioni geopolitiche, è in grado di diventare l’asse del blocco eurasista. La Russia occupa un posto geograficamente centrale in Eurasia, possiede un potenziale strategico sufficiente per assicurare un felice avvio dei processi di integrazione nella prima fase. Per la Russia è vitale essere guidata, nella politica estera ed interna, da un unico imperativo, a cui tutti gli altri devono essere subordinati: l’imperativo della creazione dell’Unione Eurasista.
- dimensione minima: l’integrazione post-sovietica La scala minima dell’integrazione post-sovietica, o la sua prima tappa, deve diventare la riunificazione strategica dei paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (ex Unione Sovietica) in una comune costruzione strategica, resa compatta dalla consapevolezza di un’unità di interessi geopolitici e da una comunità strategica e di destino in quanto civiltà. L’integrazione dei paesi della CSI in una nuova e più coesiva formazione strategica deve fondarsi su compiti geopolitici globali, e non su interessi sociali ed economici temporanei o su di una combinazione di forze all’interno delle élite politiche. Il significato fatale del Progetto Eurasista è talmente grande da eccedere incomparabilmente la somma di vantaggi e svantaggi concreti derivanti da tale integrazione, ed ovviamente va ben al di là dell’immagine politica e psicologica di dirigenti e partiti che in un dato momento si trovino al potere.
L’integrazione geopolitica della CSI (possibile nel primo stadio, ad eccezione di quegli stati troppo profondamente implicati nei meccanismi atlantici) deve essere realizzata in quanto esecuzione della predisposizione eurasista, e non come arbitrio di questo o quel raggruppamento ideologico. Per questo motivo l’unità di fini geopolitici deve raccogliere intorno a sé sia i regimi al governo sia le opposizioni, sia l’élite istituzionale sia le contro-élite rivoluzionarie.
La storia dell’umanità, la possibilità di fondare un mondo multipolare dipendono dalla reale integrazione della CSI. Pertanto, il dissenso politico ristretto deve ritirarsi in secondo piano di fronte alla grandiosità di questo progetto, e i conflitti politico-sociali – oggettivamente inevitabili in qualsiasi società – non devono in ogni caso estendersi alla sfera del corso strategico generale, che in nessuna circostanza deve essere ostaggio delle peripezie della lotta interpartitica o delle frizioni sociali.
Proprio in questo modo la successione geopolitica dell’élite negli USA (che pure si scontra – e talvolta aspramente – su questioni tattiche, problemi di metodo politico, decisioni) mai ha posto in questione ciò che in America è detto «Manifest Destiny», ossia «palese predestinazione».
L’Eurasia, secondo parametri suoi propri, possiede un’analoga vocazione e predestinazione, altrettanto globale ma di segno opposto.
E la realizzazione di questa predestinazione eurasista deve raccogliere l’élite della CSI nella prima fase della nuova affermazione del blocco eurasista. - blocco continentale Lo stadio successivo del Progetto Eurasista, che può essere realizzato parallelamente all’integrazione strategica della CSI, consiste nella creazione di un’associazione strategica unitaria con gli Stati eurasisti vitalmente interessati alla costruzione di un’alternativa al dominio planetario autocratico degli USA e dei paesi dell’Occidente atlantico. Si tratta di alcuni stati arabi del Vicino Oriente e dell’Africa Settentrionale, dell’Iran, dell’India, della Cina e di altri paesi estremo-orientali compresi nella regione del Pacifico.
Questi paesi possiedono un’antica cultura, sistemi religiosi sviluppati ed una struttura politico-sociale complessa e peculiare. Il loro modo di vita economico rappresenta un’originale germinazione di formazioni e sistemi. La maggioranza di questi paesi possiedono un proprio progetto storico, espresso in termini di originalità culturale, politica, sociale e nazionale e di civiltà. Non sempre questi progetti si armonizzano con quelli delle potenze e civiltà limitrofe, ma essi sono uniti nell’opposizione all’universalismo atlantista, nella negazione del livellamento liberale mondialista, nel rifiuto della dominazione autocratica degli USA. In base al principio della comune negazione, tutti questi elementi possono essere coinvolti in un blocco continentale di grandi dimensioni.
In seguito da questo quadro di pluralità fortemente differenziata potrà formarsi una realtà multipolare sulla base della comune Via Eurasista. - unione con Europa e Giappone L’integrazione nel quadro della CSI, la creazione del blocco strategico eurasista rappresentano i passi preliminari verso un’attiva strategia planetaria dell’Eurasia, senza la quale un’alternativa strategica di civiltà non può possedere sufficiente spessore.
Lo stadio successivo (che nei suoi tratti generali può essere preparato senza indugio e parallelamente agli altri due) è l’attivazione di una linea geopolitica verso Europa e Giappone. Europa e Giappone rappresentano le due maggiori «zone costiere» strategiche, il controllo sulle quali assicura all’atlantismo (gli USA) una stabile supremazia su di una potenziale civiltà eurasiatica.
Per questo motivo il destino finale dell’Eurasia dipenderà dal buon esito della neutralizzazione di Europa e Giappone, dalla loro esclusione dal controllo strategico degli USA e dalla successiva inclusione nel progetto pan-eurasista. Solo una volta raggiunta questa dimensione – includendo l’Europa e l’intera regione del Pacifico insieme con il Giappone – il Progetto Eurasista sarà pienamente compiuto e capace di esercitare un effetto decisivo sui processi a livello planetario. - fine: promozione civilizzatrice di una nuova realtà planetaria multipolare
Il compito geopolitico globale della Russia consiste nella creazione di un mondo multipolare, nella promozione strategica di questo mondo. La transizione ad esso, in quanto alternativa pluralista e differenziata al mondialismo atlantico unidimensionale, sarà possibile soltanto nel realizzarsi di tutti e tre gli stadi del Progetto Eurasista. Un mondo libero multipolare, con una fiorente complessità di culture e civiltà – ecco l’ideale geopolitico supremo della Russia, la sua vocazione, la sua predestinazione.
Il nostro ideale di strategia geoeconomica della Russia: il grande spazio autosufficiente
- il principio eurasista del «pluralismo economico»
Il modello economico eurasista è fondato su un principio opposto all’universalismo liberale, ai postulati della cosiddetta «scuola economica classica». Ogni comunità storica possiede una propria, unica storia di sviluppo economico, una propria struttura di organismo economico. Il sistema dei criteri in base ai quali è valutata l’efficienza dell’economia, i parametri del successo o fallimento, non possono essere separati dal contesto storico, sociale e culturale di una data società. Il pensiero della scuola economica classica occidentale proviene dall’errato presupposto di uno sviluppo economico unidirezionale e secondo una traiettoria unica per tutti i popoli e stati, soltanto con tempi diversi. Su questa convinzione si fonda la rappresentazione «degli indubbi vantaggi del modello economico occidentale, quale stadio più avanzato di realizzazione del modello economico comune a tutti i popoli». Spinto da questa convinzione, l’Occidente si ritiene legittimato ad agire da arbitro economico su tutto il globo, imponendo a tutti gli altri quel sistema di criteri economici che riflette la logica di sviluppo dei sistemi economici dei paesi occidentali.
Il modello economico eurasista deriverà dal principio opposto – l’impossibilità di una valutazione dei sistemi economici dei vari popoli a partire da un criterio generale astratto e separatamente dalla realtà culturale e storica. Contro il monismo economico dell’economia politica liberale, la visione del mondo eurasista presenta il concetto di una pluralità economica. In pratica ciò significa che il sistema economico mondiale consiste in unità economiche sovrane, sviluppantisi secondo una propria logica interna ed impossibili da valutare secondo qualsiasi teoria generale. Precisamente come è impossibile dimostrare, in base a criteri astratti, la superiorità di una cultura su di un’altra, la verità di una fede in rapporto ad una fede diversa, il primato di una razza su di un’altra, così è impossibile giustificare il primato di un sistema di gestione economica su di un altro, poiché ciò vorrebbe dire obliterare la storia economica originale di ciascun concreto popolo e stato.
I tradizionali complessi economici delle nazioni arcaiche sono perfettamente efficienti, equilibrati ed adeguati nel quadro del loro contesto storico e culturale, al pari dei complessi industriali tecnologici avanzati del mondo occidentale. La specificità economica e gestionale riflette la proprietà culturale. Il compito dell’economia eurasista è garantire nel quadro del proprio dominio la sovranità, la conservazione e lo sviluppo organico di tutti gli attuali sistemi economici che riflettano il cammino storico-culturale di popoli concreti. La pluralità economica del modello eurasista riflette al livello economico quel principio di multipolarità cui è orientata la geopolitica eurasista.
- creazione di sistemi economici autosufficienti di tipo misto (pluralità di regimi) Il vettore di sviluppo economico della Russia dovrebbe essere organicamente accordato con i fondamentali punti di riferimento geopolitici e strategici del suo sviluppo, cioè con il Progetto Eurasista. E’ perfettamente chiaro che l’adesione a dogmi astratti di pure ideologie economiche (siano esse il marxismo o il liberalismo) sottrae la Russia al suo destino nel labirinto della scolastica e dei conflitti civili.
Inoltre, il liberalismo, al pari del marxismo, insiste sull’unificazione economica, sul livellamento dei processi gestionali. Il naturale sviluppo dell’economia in Russia deve realizzarsi sulla base di un approccio complesso che tenga conto fattori sia economici sia non-economici. L’imperativo strategico della linea eurasista richiede l’edificazione dell’economia in regime di «autosufficienza allargata», in prospettiva su scala continentale. E’ il modello neo-keneysiano di «isolamento economico» o la versione aggiornata della «unione doganale».
Questo modello economico presuppone la parziale apertura dell’economia (in rapporto agli alleati strategici) e la presenza di barriere economiche rispetto ai sistemi economici di quei paesi che fanno parte del blocco strategico contrapposto.
Il secondo imperativo dello sviluppo dell’economia russa è l’esigenza di una debita pluralità di regimi, la combinazione differenziata di vari sistemi economici – dal controllo statale (nelle aree strategiche) al libero mercato (nella piccola e media produzione, nel sistema commerciale, nei servizi) attraverso sistemi miscellanei di gestione collettiva (cooperative, società per azioni, ecc.). - keynesismo per l’Eurasia, «isolamento economico eurasista»
Il modello economico più rispondente alla moderna Eurasia in vista dell’instaurazione di un fattore civilizzatore, è il modello keynesiano, posto al centro del rispetto delle priorità strategiche dell’insieme eurasista di stati e nazioni. Nel definire l’orientamento delle riforme economiche, l’enfasi va posta non semplicemente sull’acquisizione della massima efficienza, ma sul contesto generale di civiltà e sociale, nell’interesse del quale queste riforme devono essere realizzate secondo la logica delle cose. E dal momento che questo contesto nei suoi vettori fondamentali è non solo diverso, ma per molti versi opposto rispetto al sistema liberale atlantista, al «nuovo ordine mondiale», un importante problema è la creazione di un’«isola economica eurasista» dotata di relativa autosufficienza. Ciò presuppone una variante economica paternalista, necessaria per l’intero periodo di sviluppo economico dell’Eurasia. Quindi lo sviluppo dei settori fondamentali dell’industria, dei sistemi informatici, dell’agricoltura e specialmente dell’alta tecnologia deve essere compito principale del potere centrale, responsabile delle questioni strategiche. Gli elementi di mercato, assolutamente indispensabili per una serie di settori economici – piccola e media produzione, sfera dei servizi, ecc. – devono combinarsi con il settore pubblico. Il problema dell’occupazione deve essere risolto a livello strategico statale, e non soltanto di mercato. La classe parassita dei percettori di rendita (rentiers) deve essere marginalizzata a fronte dei gruppi sociali produttivi degli imprenditori e dei lavoratori percettori di retribuzione nelle imprese private e statali (cosiddetti «salariati»).
- finanza eurasista E’ necessario che la Russia crei la propria moneta in un comune contesto finanziario planetario. Questo è possibile per due vie:
1) legandola alle monete di altre grandi regioni geoeconomiche (Europa o Pacifico),
2) creando un proprio sistema finanziario nel quadro di un’ampia unione doganale eurasista – il cosiddetto «rublo eurasista». - La prima e la econda variante possono essere realizzate in parallelo con la soluzione prioritaria del «rublo eurasista». La garanzia del «rublo eurasista» non può consistere unicamente nelle strutture economico-industriali, ma nel complesso delle potenzialità geopolitiche, strategiche e di risorse dell’Eurasia, con particolare enfasi sulla sfera dell’armamento nucleare russo e delle altre innovazioni della tecnologia bellica, valutata come equivalente finanziario delle dimensioni del potenziale di forza. Proprio in base a questa logica nel mondo del secondo dopoguerra gli USA hanno conseguito la supremazia nel campo capitalista, avendo tradotto la superiorità di forza strategica in equivalente dominio finanziario del dollaro, e, proprio in ragione di tale operazione, essendosi assicurati una crescita economica prepotente. Nel quadro del blocco strategico eurasista la Russia può ragionevolmente replicare questo schema, e legare la sua moneta, il «rublo eurasista» alla conservazione e allo sviluppo del potenziale militare strategico, visto come garanzia di libertà ed indipendenza delle altre potenze eurasiste dalla dittatura neocoloniale del «nuovo ordine mondiale».
- Il principale compito economico della Russia è la creazione di una zona economica chiusa autosufficiente ed autarchica entro i limiti dell’Eurasia. la quarta zona eurasiatica – assieme alle altre tre esistenti: americana, europea e del Pacifico – deve unire in un comune spazio economico i territori dei paesi della CSI ed un certo numero di paesi est-europei ed asiatici interessati all’indipendenza strategica di fronte alla pressione economica del «Nord ricco». Potenziali partecipanti alla quarta zona possono essere paesi con differenti sistemi economici, il che comporta un’integrazione economica a diverse velocità a seconda delle specificità della regione o del paese dato. La quarta zona economica deve orientarsi all’interazione prioritaria con gli spazi economici confinanti – Europa e Pacifico – con il fine ultimo di contrastare l’egemonia americana sul globo e normalizzare l’equilibrio economico sull’intero territorio del pianeta. Già i primi passi verso la realizzazione della quarta zona cambieranno l’equilibrio economico fra regioni industriali ad alta tecnologia e regioni ricche di risorse, spezzeranno l’univoco dominio del «Nord ricco» e lo sfruttamento coloniale del «Sud povero».
- coinvolgimento nei processi geoeconomici planetari con il fine di impartirvi una direzione di civiltà eurasista
Il sistema economico-finanziario della Russia non può ignorare il formarsi di un’economia virtuale a livello mondiale, il tradursi del potenziale economico nella sfera
del know-how informatico e delle borse-valori elettroniche. In una prospettiva di lungo periodo, il corso politico eurasista deve risultare in una relativizzazione (e perfino in una cancellazione) di tale sistema finanziario virtuale e nel ritorno alle priorità del settore reale, agli investimenti a lungo termine e alla concreta produzione di beni materiali, nella transizione dal capitale virtuale alla gestione reale, creativa ed organizzatrice. Ma durante una fase transitoria la Russia deve prendere parte all’economia virtuale mondiale, tramite la delega concessa a particolari gruppi di brokers sotto stretto controllo delle massime autorità statali, per assimilare le nuove tecnologie e là dove possibile esercitare una direzione sulle tendenze globali, amplificando strategicamente la posizione della geoeconomia eurasista.
Il nostro ideale di sviluppo industriale della Russia
- informatizzazione
La creazione della quarta zona richiede la radicale modernizzazione dell’industria domestica, l’introduzione sistematica e su vasta scala di tecnologie avanzate nella sfera delle produzioni strategiche. Alla base di tale modernizzazione deve stare il sistema di informatizzazione, comunicazione e trasporto, che costituisce l’asse reale della fase di sviluppo postindustriale dell’economia. Grazia all’informatizzazione su vasta scala, numerosissimi problemi di organizzazione della produzione, commercializzazione e distribuzione, nonché processi di integrazione economica ed allocazione del lavoro nell’ambito della zona eurasista potranno essere risolti con successo. Grazie alla flessibilità delle tecnologie, l’informatizzazione può essere introdotto tanto nei processi ad alta tecnologia, quanto in alcune sfere economiche tradizionali, moltiplicando ovunque l’efficienza. L’informatizzazione programmata e universale deve diventare priorità strategica dello Stato. Nella questione della creazione di un sistema doganale solidale eurasista l’informatizzazione svolgerà un ruolo centrale, e da essa dipenderà in non piccola misura il successo di tale unione.
- regionalizzazione
I processi di integrazione dell’economia eurasista devono essere accompagnati da un aumento dell’importanza delle singole regioni e del loro grado di indipendenza amministrativa ed economica. Le zone industriali devono essere integrate nel comune campo economico eurasista non per via di decreti, ma tramite una naturale ed organica connessione orizzontale, riproducente al livello economico il sistema federativo. Il controllo dal centro deve toccare esclusivamente le sfere strategiche, definire i parametri economici generali, ma i passi concreti per la realizzazione dei compiti generali per lo sviluppo industriale devono essere decisi a livello locale.
- creazione di cicli industriali chiusi legati agli spazi locali L’allocazione del lavoro nel contesto della quarta zona non presuppone la centralizzazione della gestione produttiva. Le grandi aree industriali devono basarsi sull’impiego delle infrastrutture e del potenziale di risorse locali. Tale organizzazione di cicli industriali semichiusi legati ai sistemi locali è indispensabile per accrescere la solidità del modello economico pan-eurasista e il livello di sicurezza industriale. In tale situazione, i complessi industriali devono diventare il nucleo degli insiemi sociali in considerazione della specificità etnica, demografica, religiosa e culturale della popolazione.
- qualificazione ecologica delle produzioni industriali
Il fattore ambientale deve essere incluso fra le priorità fondamentali nella valutazione esperta dei progetti industriali, e la sua valutazione deve essere necessaria anche nelle questioni relative alla ristrutturazione delle produzioni esistenti. La probabilità di una catastrofe ecologica aumenta nelle condizioni attuali, ed in questa situazione la conservazione dell’ecosistema diviene un elemento principale della sicurezza strategica.
Il nostro ideale di sviluppo culturale: conservazione dell’eredità, sintesi eurasista
- conservazione della varietà dell’eredità culturale A livello culturale, il compito principale del Progetto Eurasista della Russia è l’affermazione di un modello pluralista, differenziato, a molteplici livelli, alternativo agli schemi di unificazione unidimensionale offerti dai sostenitori del «globalismo sotto l’egida dell’Occidente». L’uniforme società dei consumi, formata sullo stampo americano e fondata sull’individualismo, inevitabilmente sfocia nello sradicamento della varietà culturale, sociale, religiosa, etnica.
La Russia deve proclamare su scala mondiale la propria missione di garante della «fiorente complessità», di sentinella delle relazioni fra le naturali varietà degli insiemi umani civilizzati. L’affermazione e conservazione della reale varietà storica della vita culturale dei popoli e degli stati è il supremo fine del Progetto Eurasista della Russia a livello di civiltà.
- postmoderno dell’Oriente
Il carattere generale del postmoderno esibisce le caratteristiche intrinseche dello sviluppo della civiltà umana, e per questo motivo il volontaristico rifiuto del postmoderno è impossibile – come impossibile fu all’epoca ignorare il richiamo dei Tempi Nuovi (modernità) lanciato alle società tradizionali. Questo riguarda specialmente popoli e paesi che mirano ad un’attiva compartecipazione nella definizione del cammino storico dell’umanità (e la Russia indubbiamente rientra nel numero di «grandi potenze» non indifferenti al destino dell’intera umanità). Per questa ragione la Russia deve padroneggiare l’argomento del postmoderno, ma usandolo per le sue proprie finalità storiche , riformulando la propria missione storica nei termini del postmoderno (allo stesso modo in cui il periodo sovietico fu la formulazione della stessa missione nei termini dei Tempi Nuovi, del moderno). Questa nascente direzione culturale, dotata di una prospettiva colossale, viene convenzionalmente definita «postmoderno dell’Oriente» (o «postmoderno della diversità») in contrapposizione al «postmoderno dell’Occidente» (o «postmoderno universalistico»). Se il «postmoderno» dell’Occidente rappresenta in sé la «fine della storia» e la stravagante sovrapposizione di masse etiche prive di senso, internamente eterogenee, in assenza di un centro di valori, il «postmoderno dell’Oriente» rappresenta in sé il ritorno ad uno stile sintetico, integrale, ricreante ad un nuovo livello storico la pienezza propria delle società tradizionali.
- nuova culturologia eurasista La nuova culturologia eurasista deve fondarsi sull’assimilazione concettuale e lo sviluppo delle fondamentali motivazioni del «postmoderno dell’Oriente», quale nuovo metodo sintetico di analisi culturale che riconosce il pari diritto e la pari dignità di culture inerenti ai vari settori temporali e geografici. La nuova culturologia eurasista rifiuta la divisione «razzista» e «suprematista» delle culture in «avanzate» e «arretrate», «progredite» ed «arcaiche», «civilizzate» e «non civilizzate». Ogni cultura deve essere valutata nel sistema di coordinate ad essa peculiare, non in un qualche modello esterno astratto che aspiri ad essere la verità in ultima istanza. Tale culturologia eurasista deve diventare l’antitesi del «razzismo culturale» velato praticato dall’atlantismo.
- polilogo di culture come soggetti
Nel sistema mondiale eurasista la fondamentale figura storica agente non è l’individuo, ma la comunità, l’ethnos, la cultura, la formazione sociale organica. Quindi, principio dell’interazione culturale fra le varie parti dell’Eurasia deve essere il complesso, dinamico ed aperto polilogo delle culture, agenti non in quanto formazioni incomplete, soggette ad un astratto miglioramento meccanico in base a schemi astratti, ma in quanto autorità di massima ed ultima istanza, costituenti nel loro intreccio il tessuto a più dimensioni del mondo vivente organico e multiforme.
- rifiuto del livellamento culturale (ottundimento delle differenze culturali) La Russia deve diventare il polo centrale di un un’enorme rivoluzione culturale che rappresenti l’alternativa al livellamento culturale atlantista in un unico surrogato di stile, modellato sulla «American way of life». Il significato universale della missione culturale della Russia nel Progetto Eurasista consiste nel contributo allo sviluppo di un mondo differenziato, libero e culturalmente multipolare. In questo senso il progetto continentale dell’Eurasia acquista rilevanza mondiale, quale linea di partenza di una cultura globale alternativa al «nuovo ordine mondiale» e all’indiviso dominio dell’atlantismo.
- ampio pluralismo conservatore La conservazione e lo sviluppo di una pluralità culturale, sia nel quadro della Russia, sia su scala più ampia – nel quadro dell’Eurasia e al limite del mondo intero – è la specificità del Progetto Eurasista, una sorta di pluralismo conservatore. Oggetto di tale pluralismo culturale è la preservazione («conservazione») dei fermenti fondamentali delle culture, la dovuta correlazione dello sviluppo dinamico in cui è incarnata l’origine vitale della società, con i profondi parametri fondamentali del suo nucleo tradizionale. In questa relazione prioritaria alla Tradizione consiste il carattere fondamentale del «postmoderno dell’Oriente».
Il nostro ideale di sistema sociale: la comunità socialmente orientata, l’ecologismo profondo
- socialismo eurasista In contrasto con l’assolutizzazione del modello liberale, soggiacente a fondamento economico del «nuovo ordine mondiale», il Progetto Eurasista presuppone il riferimento ad un ampio spettro di modelli di sistemi ad orientamento sociale, a volte definiti complessivamente col nome di «socialismo» o di «comunità socialmente orientata». L’ambiente sociale è l’habitat naturale dell’uomo, e nei suoi caratteri fondamentali l’uomo è definito proprio in connessione ad una comunità definita. A differenza del marxismo dogmatico, tale comunità può essere intesa in modi molto diversi – sia come tipo culturale, sia come inconscio collettivo della comunità, sia come fede religiosa, sia come identità etnica, sia come formazione storico-sociale, sia come appartenenza di classe-professionale, ecc. Tutti questi caratteri sociali possono essere tenuti in conto in un modello comune riassuntivo che, provvisoriamente, è possibile chiamare «socialismo eurasista», libero da dogmatismi, creativo, aperto, comprensivo in sé tanto delle tradizionali forme di identificazione sociale, quanto delle nuove forme sociali che crescono nelle condizioni contemporanee. Il carattere sociale dell’eurasismo non esclude affatto i valori dell’individuo, ed a maggior ragione non rifiuta determinati elementi gestionali di mercato. Si tratta di un comune spirito, di un orientamento prioritario verso il sistema sociale, dove nelle aree economica, sociale, scientifica e politica sono incentivati i modelli fondati sul principio del soggetto sociale comune, e l’istanza principale fondamentale è il collettivo organico, di vecchio o nuovo tipo.
- nuova coscienza ecologica
La società eurasista deve essere costruita su di una profonda considerazione del fattore ecologico. Tipica dell’epoca moderna è la relazione con l’ambiente circostante come ad uno scenario passivo, privo di vita, che l’uomo attivo è libero di modellare a proprio arbitrio; tale relazione ha portato l’umanità sl limite della catastrofe globale. Tale approccio viene fatto proprio per inerzia anche dagli architetti del «nuovo ordine mondiale». La socialità eurasista deve essere fondata su motivi opposti: sulla prioritaria considerazione dell’ecologia profonda. Ciò significa una speciale relazione all’ambiente come ad una realtà viva, sostanziale, significante, nella quale all’uomo è assegnato un posto speciale ed affidata una speciale responsabilità per l’osservanza di un fine equilibrio fra le parti costituenti dell’insieme naturale. La società eurasista deve essere costruita sulla base di un’attenta riflessione sull’ambiente naturale, sull’armonia con esso, sull’accurato intervento sugli ecosistemi esistenti e sulla loro manipolazione estremamente delicata. La coscienza ecologica dovrebbe divenire il tipo di coscienza dominante.
- nuova salvaguardia e «rivoluzione conservatrice»
La società eurasista deve fondarsi sul principio della salvaguardia, della conservazione. Ma ciò non in riferimento alle istituzioni politiche – e specialmente a quelle che portano su di sé il marchio del moderno – bensì agli orientamenti culturali e psicologici profondi, che stabiliscono l’identità di popoli, stati e comunità. Ad attenta conservazione sono soggetti gli assetti profondi essenziali della psicologia etnica, agenti nei differenti periodi storici in forme differenti, talvolta esteriormente opposte. Tale profonda salvaguardia non contraddice affatto un’attiva dinamica sociale, dato che il corso oggettivo della storia richiede il costante adattamento degli elementi identificativi essenziali al variare delle condizioni. Il sistema stesso, con i suoi stimoli, esige creatività sociale, ma il soggetto ultimo di tale creatività , mutando e trasformandosi, deve preservare il massimo di identità. Tale combinazione fra principio di salvaguardia (conservazione) e principio di creatività (rivoluzione) è definita come «rivoluzione conservatrice».
Il nostro ideale di esistenza delle religioni eurasiatiche tradizionali (Ortodossia, Islam, Buddhismo, residui di antichi culti)
- scoperta della missione ecumenica della Chiesa Ortodossa A livello religioso il Progetto Eurasista presuppone la conservazione e il «pubblico» sviluppo dello spirito della Tradizione, un rinnovato riferirsi alle fonti religiose dell’umanità. In tale «ritorno alle fonti» consiste la missione religiosa della Russia, intesa nel suo senso più ampio. La forma assiale della Tradizione nel Progetto Eurasista è la Chiesa Ortodossa, d’Oriente, quale depositaria dell’autentico spirito cristiano, preservatrice della dimensione universale della tradizione cristiana. La missione dell’Ortodossia non è strettamente etnica, limitata ad una data regione concreta o periodo storico. Questa missione è ecumenica. I Russi hanno tradizionalmente ben compreso il carattere messianico della loro Fede, consapevolmente o intuitivamente hanno seguito l’universale impulso alla comune affermazione della Salvezza, del Bene, del Giusto. Per la coscienza ortodossa il «nuovo ordine mondiale» si identifica con la «venuta dell’anticristo». Per tale motivo la contrapposizione ad esso, l’affermazione di un’alternativa globale religiosa, etica e di concezione del mondo, è un dovere non soltanto sociale, ma religiose dei cristiani. La finezza dell’identificazione escatologica del «nuovo ordine mondiale» con il «principe di questo mondo» fa dell’Ortodossia una realtà assiale della resistenza religiosa globale su scala mondiale, giacché in altre religioni tradizionali l’aspetto escatologico non è espresso in maniera altrettanto chiara ed accentuata. L’Ortodossia diviene polo geopolitico religioso del Progetto Eurasista. Ma attribuire tale posto centrale non significa in nessun caso sminuire il valore delle altre confessioni tradizionali eurasiatiche.
- unione delle religioni tradizionali Le confessioni eurasiatiche, varie dal punto di vista dogmatico ed irriducibili ad uno schema comune, possiedono un insieme di tratti che le avvicinano. Ciò riguarda non tanto il lato dogmatico, quanto il tipo psicologico della religiosità orientale – più contemplativo che attivo, più paradossale che razionalistico, più legato all’aspetto eterno delle cose che ai processi storici. Questi tratti psicologici comuni offrono le basi per un’unione delle confessioni tradizionali eurasiatiche, senza con questo mescolare i princìpi di fede o missionariamente imporre ad altri tesi dottrinali inaccettabili. L’unione delle religioni tradizionali dell’Eurasia deve rappresentare un accordo geopolitico e culturale fondato sull’osservanza dei diritti sovrani di libertà confessionale di ogni popolo e di ogni uomo.
- Cristianesimo, Islam, Buddhismo, Induismo, Taoismo, culti arcaici In Eurasia dominano il Cristianesimo (Ortodosso), l’Islam, il Buddhismo, l’Induismo, il Confucianesimo, il Taoismo ed alcuni culti arcaici locali. L’unione eurasista delle religioni deve fondarsi su
coordinamento culturale e geopolitico di queste confessioni a livello di predicazione (sermoni)
comune regolazione dei possibili conflitti interconfessionali
sviluppo di uno stile comune eurasista di tradizionalismo religioso, basato sul rispetto dei diritti delle altre religioni eurasiatiche. Alla degenerazione dell’elemento religioso in Occidente – al livello di materialismo ateo pratico, culti artificiali e stravaganti (spesso totalitari) e modelli «razzisti» di fondamentalismo Cattolico-Protestante fondati sull’odio aperto verso le religioni eurasiatiche – l’Eurasia deve opporre un nuovo tradizionalismo, un universale e solidale ritorno alle radici religiose.
Il nostro ideale di relazioni interetniche in Russia-Eurasia
- necessità di una speciale politica di preservazione delle etnie, quale supremo valore della storia I popoli, le etnie rappresentano il supremo valore e soggetto della storia umana. Essi vivono in accordo con i cicli organici naturali, con le ondate di mutazione, ecc. In dati momenti della loro storia le etnie possono mescolarsi, in altri preservare rigidamente le loro caratteristiche. Si tratta di un processo estremamente delicato, e qualsiasi interferenza in esso – fusione artificiale, isolamento artificiale, reinsediamento pianificato di popoli, ecc. – conduce a colossali irrimediabili catastrofi. Per questo il proposto modello mondialista di universale mescolanza di popoli e razze è tanto pericoloso, quanto lo è la screditata teoria nazionalista della «purezza della razza». In entrambi i casi tali rozzi progetti conducono all’etnocidio. L’atteggiamento eurasista verso le etnie è di salvaguardia, promana dal principio della necessaria protezione di ciascun gruppo etnico dalla prospettiva della scomparsa storica. Questo sia in rapporto alle grandi etnie, sia in rapporto a popolazioni di poche centinaia di rappresentanti. In ogni caso le etnie sono oggetto di protezione nei confronti sia dei dogmatici della mescolanza universale, sia delle aggressioni xenofobe dei nazionalisti. L’Eurasismo come modello presuppone l’affermazione delle differenze etniche, ma esclude per ciò stesso la fobia, l’ostilità verso la mescolanza. In un dato momento ed in una data situazione la mescolanza etnica è inevitabile e positiva (i grandi-russi sono assurti al livello di nazione per via della mescolanza degli slavi con i turchi e gli ugri). Ma i suoi parametri e la sua dimensione devono essere definiti naturalmente ed organicamente, con la massima delicatezza.
- differenzialismo creativo e demografia
Il pluralismo etnico eurasista deve essere creativo. Nell’ambito della questione demografica devono essere realizzati progetti orientati alla conservazione di un equilibrio demografico positivo o nullo, così da prevenire la scomparsa di etnie. La comune responsabilità verso il destino continentale dell’Eurasia da parte dei rappresentanti delle varie élite etniche, religiose, statali e sociali deve mostrarsi in accordi flessibili concernenti le politiche etniche e demografiche, tenendo in considerazione tutti i fattori tradizionalmente influenti in ciascuna concreta regione e all’interno di ciascuna concreta etnie. Il fine è lo sforzo comune nella conservazione di quell’equilibrio etnico in Russia e, più in generale, nel potenziale blocco eurasista, che è esistito fino al giorno d’oggi, con correzioni straordinarie di quelle tendenze catastrofiche che minacciano di degenerazione e scomparsa i singoli popoli (in particolare il popolo russo, assiale per l’intera costruzione eurasista).
- relazione duale verso i processi di mescolanza etnica; apertura a livello di élite, limitazione a livello di massa
Il modello flessibile di differenzialismo eurasista nei suoi termini più generali può strutturarsi secondo il seguente principio: atteggiamento tollerante verso la mescolanza etnica a livello di élite, cauto a livello di massa. Che dunque la scelta nei casi individuali rimanga aperta secondo il diritto e la libertà di ogni singolo cittadino. Proprio tale atteggiamento è stato caratteristico dell’approccio alla questione etnica nelle società tradizionali, che sotto molti aspetti hanno formato i modelli sociali di condotta anche dei popoli moderni. Tale modello è organico e naturale. Oltre a questo, esso contribuirà all’universalismo ed all’ampiezza culturale di vedute dell’élite dirigente dell’Eurasia, capace di abbracciare la varietà culturale ed etnica; ma al tempo stesso contribuirà alla conservazione della creatività vitale dei centri etnici, preservando le invarianti delle loro identità tradizionali e formando nuovi quadri per l’élite pan-eurasista.
Il nostro ideale di strategia di civiltà della Russia
- le priorità civilizzatrici devono essere poste al di sopra di quelle nazionali, statali, confessionali Il Progetto Eurasista per la Russia comporta che i criteri geopolitici e di civiltà vengano posti al di sopra di tutti gli altri. All’ingresso nel XXI secolo, la Russia entra in una fase decisiva dell’opposizione fra civiltà, della quale si definirà una volta per tutte l’esito: vincerà definitivamente ed irrevocabilmente il modello atlantista di sistema mondiale, con tutto l’aggregato di angoscianti tendenze religiose, culturali, economiche e politiche che esso reca con sé? Ovvero l’Eurasia riuscirà ad affermare su scala planetaria un’alternativa globale, avendo dimostrato la propria giustezza storica, avendo giustificato la sua predestinazione eurasista, grande-continentale? Per questa ragione il fine supremo, il compito supremo della stessa esistenza storica della Russia acquisisce una forma netta e si riduce all’esecuzione di una MISSIONE GEOPOLITICA chiaramente formulata. Il metro geopolitico e di civiltà dovrebbe essere l’unità di misura ed il criterio per tutte le restanti sfere di sviluppo della Russia – economica, sociale, politica, ecc. Se sarà possibile nel prossimo futuro tenere fede a questa missione, porre le basi dell’alternativa eurasista globale al «nuovo ordine mondiale», tutti i restanti livelli passo dopo passo si potranno sviluppare, normalizzare e ordinare in condizioni ottimali. Ma nelle prime fasi tutto dovrà essere subordinato al centralissimo compito geopolitico. Da ciò consegue – e se ne deve tenere conto – che perfino uno sviluppo abbastanza efficiente del settore economico, sociale, culturale o politico della Russia, qualora avvenga separatamente dalla realizzazione del principale Progetto geopolitico e di civiltà (o a detrimento di questo), nel medio e lungo periodo non recherà alcun risultato positivo e non farà che allontanare per poco la catastrofe finale, che inevitabilmente verrà alla Russia dall’instaurazione del «nuovo ordine mondiale».
- struttura delle Forze Armate eurasiste Il Progetto Eurasista potrà essere realizzato esclusivamente nel caso in cui la Russia saprà conservare e consolidare il proprio potenziale nucleare e strategico, compiendo una serie di passi decisivi nell’elaborazione e introduzione di armamenti di nuova generazione. Realizzare l’alternativa eurasista per via evolutiva, senza coinvolgere l’umanità in una dittatura planetaria, in una catastrofe ecologica e in una guerra civile totale su scala mondiale, questo è possibile solo nella misura in cui il potenziale bellico dei paesi della NATO e della Russia (inclusi i suoi alleati militari: Bielorussia, ecc.) resta in sostanziale equilibrio, e la minaccia dell’impiego di armi di tipo strategico contro i paesi NATO riesce a contenere efficacemente i piani neocoloniali dell’atlantismo. Armamento nucleare, sistema russo di difesa antimissile, recentissime ricerche tecnologiche del complesso militare-industriale russo: ecco i principali presupposti della possibilità di adempimento della missione storica della Russia. In virtù di tale circostanza, compiti principali della Russia saranno il rafforzamento del settore strategico delle Forze Armate, l’attivazione delle ricerche nel settore degli armamenti ad alta tecnologia di nuovo tipo, il mantenimento della prontezza al combattimento delle Forze Armate, il rafforzamento della loro struttura, la modernizzazione dei sistemi di controllo ecc. L’Esercito russo e il complesso militare-industriale russo, la loro riforma strutturale, attivo consolidamento e sviluppo devono essere le massime priorità della politica eurasista. Il destino della Russia, dell’Eurasia, in quanto civiltà, dipende direttamente dalla qualità delle Forze Armate.
- patti militari La rilevanza assiale delle Forze Armate russe (e specialmente del loro settore strategico) deve comportare la creazione di una serie di patti militari, richiesti per garantire la saldatura del blocco eurasista lungo i confini strategicamente rilevanti. Il principale di tali patti è l’alleanza militare russo-iraniana, che per la prima volta nella storia potrebbe aprire alla Russia l’accesso ai «mari caldi» e consentirebbe la disposizione di armamenti strategici russi sulle coste meridionali dell’Eurasia. Dato che l’Iran è strategicamente orientato contro il domino dell’Occidente ed è guidato nella sua politica estera da priorità eurasiste, i presupposti oggettivi per tale patto militare sono presenti. In una prospettiva di medio periodo proprio l’asse militare Mosca-Teheran è in grado di organizzare uno spazio strategico di forza contrapposto all’Occidente nel Vicino Oriente, nel Caucaso ed in Asia Centrale.
Fra i paesi arabi, patti militari devono essere conclusi con Irak, Siria e Libia, il che consentirà all’Eurasia di ottenere un’importante leva di controllo sullo spazio del Mediterraneo.
Nell’Europa Orientale è importante il patto militare con la Serbia ortodossa, ed è inoltre desiderabile neutralizzare (meglio ancora, trarre dalla propria parte) i paesi ortodossi (Bulgaria, Romania, Grecia, Macedonia ecc.), favorendo il loro allontanamento dalla NATO.
Altro importante patto è l’alleanza militare di Mosca con India e Cina. (Sebbene sperare in una stretta relazione geopolitica con la Cina sia scarsamente possibile, dal momento che fra Mosca e Pechino esistono troppe contraddizioni strategiche, e verosimilmente in una situazione critica la Cina agirà da base costiera dell’atlantismo).
Parallelamente alla conclusione di patti militari nel quadro dell’Eurasia, è necessario coadiuvare attivamente i processi di frazionamento dell’unità dei paesi NATO e contribuire alla neutralità strategica della regione Centro-europea (più in generale, dell’intera Europa) e della regione del Pacifico.
Molto importante per la conclusione di tali patti strategici è dimostrare che non è in questione la somiglianza religiosa, ideologica o politica dei partecipanti al Blocco Eurasista, ma l’unità dello scopo comune – l’opposizione all’egemonia atlantista, all’instaurazione privatistica del «nuovo ordine mondiale» degli USA ed al «governo mondiale» oligarchico. Quindi una determinata alleanza militare persegue un fine difensivo e, quel che più conta, di liberazione, garantendo condizioni geopolitiche di sovranità di tutti gli stati e i popoli di fronte all’offensiva planetario del modello mondialista, che comporta la privazione di tale sovranità. - comunità di servizi informativi eurasisti di «tipo nuovo» Per l’efficace conduzione di una politica eurasista la Russia necessita di una profonda riforma dei sistemi militari di intelligence e particolarmente dei servizi di informazione e controinformazione. E’ necessario istituire una struttura informativa di nuovo tipo, analoga ai servizi informativi geopolitici dell’atlantismo, che agisca anche a livello sovrastatale e sovranazionale, guidata non soltanto dagli interessi della Russia, ma dalle priorità geopolitiche e di civiltà della creazione di un ampio Blocco Eurasista. Direttrici di riferimento di tali servizi segreti geopolitici devono diventare:
1) la creazione (o ricostruzione) di una lobby geopolitica eurasista nei paesi stranieri e in Occidente (con l’interazione di tutte le forze sociali, politiche, culturali, religiose ed ideologiche che, per un motivo o per l’altro, dissentono con l’instaurazione del «nuovo ordine mondiale», con la supremazia totalitaria della «ideologia liberale», ecc.).
2) l’organizzazione di una costante tendenza filo-eurasista, integrazionista nell’ambito delle élite politiche, culturali ed economiche dei paesi potenziali alleati della Russia nel Blocco Eurasista.
3) la delimitazione operativa, identificazione, isolamento ed eliminazione dei gruppi di influenza geopolitica atlantista attivi in Russia e nelle altre potenze eurasiatiche a noi amiche. - manipolazione dei processi caotici
La probabilità del verificarsi in futuro di processi caotici su scala mondiale, legati a catastrofi sociali, ecologiche, tecniche e psicologiche, viene valutata dagli esperti atlantisti come uno spettro di «nuove sfide» al dominio americano e alla stabilità del «nuovo ordine mondiale». Il fattore caotico, in questo modo, diventa un importante strumento per la conduzione della strategia eurasista. La manipolazione artificiale di questo fattore, ed il suo impiego controllato e limitato a fini strategici rappresenta una importante direttrice di elaborazione strategica del Progetto Eurasista nella sua componente cratopolitica (di forza).
Il nostro ideale di funzionamento dei mezzi di informazione di massa: i mass-media eurasisti
- mass-media controllati dall’Eurasia Il fattore di influenza dei mezzi di informazione di massa nella realtà contemporanea è talmente noto che questo campo diviene un importantissimo fattore strategico. Per questo motivo il Progetto Eurasista in larga misura dipende dal controllo del centro strategico eurasista sul sistema dei mass-media russi e dei mass-media degli altri potenziali partecipanti al Blocco Eurasista, ed anche dall’efficace propagazione della linea eurasista nello spazio informativo generale. Nelle condizioni del «nuovo ordine mondiale» proprio la mediocrazia svolge il ruolo centrale nella programmazione sociale della popolazione terrestre per l’introduzione dell’assetto civilizzazionale costituente del mondialismo. La mondializzazione dei mass-media precede quindi l’instaurazione del «nuovo ordine mondiale» a livello politico, preparandola.
I mass-media eurasisti devono svolgere una funzione esattamente opposta, creando coerentemente le basi psicologiche per l’adozione del Progetto Eurasista alternativo e quindi proiettandole su di un pubblico sia interno, sia esterno. I mass-media eurasisti devono possedere una scala di diffusione planetaria. - vantaggi dei mass-media interattivi di nuova generazione
Lo sviluppo dei sistemi di informazione determinerà in breve tempo l’universale diffusione di strumenti di comunicazione interattiva, quali la rete Internet. Negli ambienti interattivi all’utente è data una libertà di scelta fra fonti di informazione incomparabilmente più ampia che nel caso dei mass-media tradizionali. Lo sviluppo tecnologico dei sistemi interattivi fa sì che il ricettore dell’informazione gradualmente si avvicini al potenziale tecnico del suo creatore e diffusore, cosa che era esclusa dalle condizioni di funzionamento dei mass-media tradizionali. Il Progetto Eurasista deve favorire questa tendenza tecnologica, ed insieme con un efficiente usi dei mass-media tradizionali è chiaramente necessario sviluppare una rete eurasista di informazione interattiva, preparazione della piattaforma logistica per la creazione della «Eurasia virtuale» – sistema di mass-media interattivi stabilmente portatore di un’introduzione informativo-analitica, psicologica e culturale ai princìpi della coscienza eurasista, alternativa in rapporto al cliché del «nuovo ordine mondiale».
- tre stadi di sviluppo dei mass-media eurasisti A livello di strategia generale dei mass-media eurasisti vanno delineati tre stadi, che possono essere realizzati parallelamente
1) opposizione alla mondializzazione dei mass-media secondo lo schema dell’ordine atlantista (a questo scopo, usare efficacemente le specificità delle trasmissioni e della stampa locale, la localizzazione, la connessione all’ambiente linguistico, l’opposizione diretta e il sabotaggio dei progetti universalistici, tipo CNN, BBC ecc.)
2) sviluppo di mass-media nazionali, controllati da istanze statali legate ad una pianificazione strategica
3) creazione di un sistema alternativo planetario di mass-media, portatore della linea eurasista nella chiarificazione informativa ed analitica degli eventi fondamentali.
Il nostro ideale di sistema giuridico: il «diritto dei popoli»
- transizione al concetto di «diritto dei popoli»
Il Progetto Eurasista richiede una revisione su vasta scala delle categorie giuridiche dominanti nel mondo occidentale, a prima di tutto del concetto di «diritti umani», assiale per la civilizzazione atlantista. La teoria giuridica dei «diritti umani» quale base del diritto universale è la tappa conclusiva dell’affermazione della filosofia dell’individualismo in Occidente. Il concetto di «diritti umani» è inseparabile dalle restanti tendenze fondamentali del «nuovo ordine mondiale» e ne è la sua espressione giuridica. L’alternativa eurasista assume a fondamento un concetto giuridico completamente diverso – il concetto di «diritto dei popoli» o di «diritto delle comunità». Il concetto di «popolo» deve essere assunto come categoria giuridica fondamentale, quale principale soggetto del diritto internazionale e civile. In tale modello sorge uno schema completamente nuovo di mutue relazioni giuridiche fra il cittadino e la suprema autorità legislativa, tradizionalmente legata allo Stato ma – nelle condizioni del «nuovo ordine mondiale» – gradualmente spodestata dall’istanza del «governo mondiale». Al centro del diritto eurasista è il popolo, quale soggetto giuridico fondamentale. Il cittadino, l’individuo è giuridicamente responsabile di fronte al suo popolo ed al regime legittimo di questo, storicamente formatosi in base a molteplici fattori – religiosi, etnici, culturali ecc. L’appartenenza etnica, religiosa e culturale pone il cittadino in questo o quel differente contesto giuridico. Gli stessi popoli nella persona delle loro istanze elitarie plenipotenziarie (definite esse stesse secondo metodi differenti, sulla base della tradizione) sono giuridicamente responsabili nei confronti del governo supremo del blocco geopolitico – dell’organo supremo della federazione eurasista. In questo modo, il modello giuridico eurasista rappresenta la combinazione fra diritto federativo, dove il soggetto di diritto pieno della federazione eurasista è il «popolo», e «diritto strategico», che regola le relazioni reciproche fra i soggetti della federazione, da una parte, e fra ciascuno di essi e l’autorità centrale, dall’altra.
- giurisprudenza «discriminante» Il modello giuridico eurasista si fonda sull’approccio differenziato al codice di diritto civile e criminale, in dipendenza del contesto nazionale o regionale. Speciale attenzione è attribuita al recupero dei fondamenti dei modelli giuridici religiosi, che avvicinano normativa confessionale, sociale e morale e attribuiscono al campo legislativo carattere confessionale ed etico. Le variazioni di istituzioni giuridiche nei vari contesti etnici culturali e confessionali possono essere le più ampie e multiformi. Solo una minima parte degli articoli dei documenti giuridici tocca il livello strategico. Primo imperativo categorico di ciascun cittadino – indipendente dalla appartenenza confessionale ed etnica – è mantenere la propria lealtà verso lo Stato eurasista.
- sistema geo-giuridico, codici speciali per gli agglomerati pluriconfessionali e le megalopoli Oltre al condizionamento della multiformità etnica e confessionale sui sistemi legali, variazioni giuridiche possono presentarsi anche nella legislazione delle singole unità amministrative, in conformità ai tratti regionali. Oltre a ciò gli agglomerati complessi e le megalopoli multietniche e pluriconfessionali, ed anche i settori con caratteristiche socio-professionali particolari, possono possedere nei propri codici legali differenze significative, riflesso di specificità concrete.
- sistema eco-giuridico I fattori ecologici devono ricevere un posto di rilievo nel diritto eurasista, consolidando per via legislativa le norme di approccio ecologico all’ambiente circostante.