Come tutti gli appassionati che seguono la Boxe sanno, in Italia vige un regolamento che proibisce ai pugili dilettanti di competere oltre i 40 anni. Tale regola è inserita nel regolamento delle FPI Federazione Pugilistica Italiana quanto nel regolamento dell’AIBA Associazione Internazionale Boxe Amatori.
Questa regola non è mai stata accolta con entusiasmo dalla maggior parte degli ex-atleti agonisti, che si sono visti estromessi dalle competizioni, pur essendo ancora ampiamente in grado di combattere e di portare a casa vittorie.
Sono diversi i pugili professionisti che hanno combattuto e combattono oltre i 40 anni, riportando vittorie continuando ad avere successo. Floyd Mayweather Jr. , George Foreman, Bernard Hopkins, Manny Pacquaio, che ha difeso il titolo con successo a 43 anni per l’ultima volta, giusto per citarne alcuni.
PERCHÉ ESISTE QUESTO DIVIETO
Il divieto si basa su dei dati medici, che però non sono applicabili a chiunque a prescindere. Dopo i 30 anni, si è più vulnerabili ai colpi in testa, gli infortuni alle articolazioni e ai muscoli, guariscono più lentamente e la resistenza nel portare i colpi cala con l’età, ma la proporzione in cui questi fattori aggrediscano il pugile rispetto all’età è molto soggettivo.
Molto dipende dagli infortuni subiti, dai colpi presi e dalla salute psicofisica in generale. Oltre a questo vi è un fattore psicologico, è chiaro che un ventenne che si dedica al pugilato, mentre magari ancora vive coi genitori, potrà immergersi completamente nell’attività, a differenza di un quarantenne che vive per conto suo e magari deve anche mantenere la famiglia. Chiaramente un dilettante di 40 anni che partecipa a dei tornei e che si allena 3 volte a settimana magari 2 ore per allenamento, è molto svantaggiato rispetto ad un ventenne che si allena 3 o 4 ore al giorno 6 volte la settimana.
Pertanto i fattori da valutare sono molteplici. La stessa FPI si è trovata a rimuovere il limite di 40 anni per le competizioni ai pugili professionisti, seguono le motivazioni nel comunicato ufficiale della FPI
In occasione dell’ultima riunione della Commissione Medica Nazionale, il Settore Sanitario della FPI, coordinato dal Dott. Sante Bucari, nonché Consigliere Federale, ha proposto di abbattere i limiti di età previsti dal regolamento federale per i pugili professionisti italiani, che finora potevano salire sul ring fino a 40 anni, per un periodo di tre anni di studio e verifica che serviranno a valutare la fattibilità stessa del cambiamento.
Tale proposta, che è stata presa dopo un’accurata analisi di quelle che sono le condizioni attuali del pugilato professionistico a livello mondiale, in primis per evitare la discrepanza tra i pugili italiani e quelli stranieri, è stata presentata nel Consiglio Federale svoltosi sabato scorso presso il Palazzo delle Federazioni Sportive di Viale Tiziano a Roma.
Il Consiglio Federale ha aderito alla proposta inoltrata dal Settore Sanitario della FPI per le seguenti ragioni: primo, perché non esistendo una normativa europea e mondiale che delimiti l’interruzione della carriera pugilistica professionistica a 40 anni, i pugili italiani intenzionati a continuare la loro carriera sono stati costretti ad emigrare all’estero; secondo, perché si ritiene che non è l’età cronologica a stabilire quando il pugile debba ritirarsi dalla scena pugilistica ma le sue reali condizioni psicofisiche, opportunamente valutate e accertate da chi di dovere; terzo, il Settore Sanitario della FPI ha ritenuto opportuno prendere questa decisione purché i pugili che abbiano superato il quarantesimo anno di età e che non abbiano interrotto l’attività agonistica nei tempi che verranno definiti dall’articolato, si sottopongano ad un attento e periodico controllo da parte della Commissione Medica Nazionale, attraverso visite che prevedano la risonanza magnetica cerebrale ogni sei mesi e non più, come nel regolamento vigente, ogni anno; quarto, il ritorno sotto l’egida della FPI dei pugili italiani ultraquarantenni tesserati all’estero consente una tutela sanitaria molto più efficace di quella della maggior parte delle Federazioni Professionistiche a livello mondiale; quinto, perché l’Italia era l’unica Federazione che ancora manteneva una simile normativa che rappresenta altresì una limitazione all’attività lavorativa autonoma anche in contrasto con la vigente legislazione europea in tema di lavoro.
Ufficio Comunicazione FPI
Michela Pellegrini
A questo punto ci chiediamo, se non sarebbe coerente rimuovere tale limite anche per gli atleti dilettanti, tra cui vi sono campioni della nazionale, che magari hanno vinto o partecipato alle Olimpiadi e allo stesso tempo ci chiediamo se la formula vincente, per arricchire il pugilato di oggi, sia appunto di organizzare delle strutture di controllo per la salute del pugile, indifferentemente dall’età.
ALL’ESTERO I LIMITI DI ETÀ SONO GIÀ STATI DISMESSI DA ALCUNE FEDERAZIONI
Alcune federazioni pugilistiche, tra cui in testa la WBF World Boxing Foundation, hanno già creato una Master Division per i pugili over 40, dove i Match vengono combinati in base all’età, al peso e come in ogni altra categoria, all’esperienza. Non vengono consentiti incontri con più di 5 anni di differenza di età tra i contendenti.
I tornei hanno luogo già da diversi anni e si stanno diffondendo anche in Europa. Il prossimo appuntamento sarà in Germania per la “Masters Cup 2023”, che avrà luogo il 26 di Agosto 2023.
Dall’Italia già in molti si chiedono quando l’evento sarà ospitato nel nostro Paese e se e quando verranno stabiliti tornei regolari tutto l’anno di Master Division, magari sotto la sigla WBF.
Certamente sarebbero tanti, i talentuosi, vigorosi e determinati pugili che indosserebbero nuovamente i guantoni prematuramente appesi.